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Tutti sanno, nessuno ricorda

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Tutti sanno, nessuno ricorda.

Io so poche cose, ma le ricordo benissimo.

C’è almeno una persona che non ricorda il 1976, oltre a tanti giovani che vedo qui seduti: mio figlio, perché è nato proprio in quell’anno.

Quello che non ricordo lo leggo: la 126 prende il posto della 500 e il caffè arrivò a 120 lire.

Ricordo che c’erano crisi, austerità, disoccupazione.

Tutto come adesso salvo l’inflazione: allora troppa, ora troppo poca.

Io, un milanese a Roma nell’anno in cui i miei sogni cominciavano a realizzarsi, appena arrivato cercavo casa.

Lessi un annuncio sul giornale: due camere, tinello, cucinino e sala hobby.

Sala hobby?

Non ho mai avuto hobby perché mi  piaceva troppo il mio lavoro, così quella casa non l’ho presa.

Andai invece in albergo in una stanza che aveva poca luce con una casa dirimpetto.

In quella camera c’era solo un giradischi e l’ho consumato ascoltando Elton John, colonna sonora di tanti  sogni ad occhi aperti.

Ora leggo di nuovo: Sanremo – l’ultimo in bianco e nero – lo vinse Peppino di Capri con “Non lo faccio più”. Una premonizione ma non so per cosa.

Ricordo che, dentro quegli anni di piombo, c’era una gran voglia di libertà: nascevano le radio libere e le televisioni private… nascevano i “freak” e i “punk”.

Andavano di gran moda i film che adesso chiamiamo “Bmovie” con le donne svestite.

In compenso “Ultimo tango a Parigi” veniva bruciato dalla censura. Bertolucci io l’ho conosciuto e con lui ho conosciuto anche Alberto Moravia: tutti e due censurati.

Le donne lottavano  per la parità.

Finalmente!

All’improvviso erano tutte femministe. Anche mia moglie. Me ne accorsi una sera quando, tornando a casa, mi disse: “Stasera cucini tu!”. E io: “E perché?” E lei: “Perché io sono stufa!”

Leggo: lo stipendio medio era di 154.000 lire al mese e una corsa in tram costava 100 lire.

La metro era di destra, il tram di sinistra.

Il loden era di destra e l’eskimo di sinistra.

La televisione in bianco e nero era di sinistra e quella a colori era di destra: stava nascendo finalmente dopo 10 anni di rinvii. Tanto per cambiare: colpa della politica!

Ce n’era troppa come c’era anche troppa violenza.

Però c’era ancora una società.

Se chiedevi a un ragazzo:”Cosa farai da grande?” non correvi il rischio di ricevere una rispostaccia.

Oggi siamo tutti più soli.

Sono passati 40 anni: ho avuto tutto e ho perso tutto.

Ho viaggiato molto, ho invidiato spesso americani, francesi, inglesi senza smettere mai di sentirmi molto italiano.  Come tutti, pensando al passato, provo rimpianti, rimorsi e nostalgia. E chi non ne ha.

Vorrei dire anch’io come la canzone di Vecchioni: ridatemi la mia terza liceo e anche la mia terza classe in treno. Ridatemi il giradischi con Elton John e le canzoni di Battisti.

Ridatemi l’Inter di Sarti, Burgnich e Facchetti. Ridatemi i sogni prima che si realizzino.

Ridatemi il mio 1976 con la gioia del mio primo figlio.

Anzi datemi un nuovo figlio perché ho voglia di ricominciare.

Voglio dire a lui, come a tutti: “Ricordati di vivere”.

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Published by
Claudio Martelli