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Un libro che dimostra che le #tecnologie cambiano la vita. Anche al #Sud

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Io che lo conosco bene posso dire che non mi sono meravigliato che Vincenzo Moretti sia riuscito a mettere assieme una quinta elementare di Ponticelli, una prima di un istituto tecnico di Scampia e una classe dell’università Suor Orsola Benincasa e di avviare un percorso sugli effetti desiderati dell’uso consapevole dei media digitali.

E neanche del fatto che dopo averlo pensato lo abbia fatto. Coinvolgendo le persone giuste – nel caso specifico Nicola Cotugno, Maria D’Ambrosio, Colomba Punzo, Alessio Strazzullo e Mariateresa Turtoro – coautori de «Il coltello e la rete», il volume edito da Ediesse arrivato da qualche giorno nelle librerie italiane -.

Senza fermarsi davanti alle difficoltà, che anche quelle quando si tratta di fare non mancano mai. Lui è così che fa, e spesso finisce come in questo caso, che tutti assieme appassionatamente – compresi un centinaio di ragazze e ragazzi dai 10 ai 40 anni che hanno partecipato alla sperimentazione – un po’ scoprono e un po’ dimostrano che davvero le tecnologie ti cambiano la vita, e che però quel cambiamento è tanto più vero e profondo, tanto più messaggero di possibilità, quanto più le usi con la testa, quanto più non rinunci alla tua personalità e alla tua capacità critica, insomma quanto più sei tu ad usare loro piuttosto che loro a usare te.

Il reportage di Moretti, Cotugno, D’Ambrosio, Punzo, Strazzullo e Turtoro racconta in presa diretta tutto questo, dà conto di un lavoro che ha prodotto risultati sorprendenti, ti trasmette la voglia di non startene a guardare, di partecipare in prima persona a questo gioco, parola che non uso certo a caso dato che come scoprirete leggendo il libro uno degli obiettivi della sperimentazione è proprio l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di un videogioco. Perché l’altro aspetto molto interessante di questo progetto è che i lavori sono ancora in corso, nel senso che l’attività continua nella scuole e che nelle intenzioni degli autori il libro è anche uno strumento per moltiplicarle queste attività, per fare in modo che altri in tante altre parti d’Italia promuovano – nelle forme e nei modi di volta in volta ritenuti più utili – iniziative di questo tipo.

Posso dire che personalmente sono fiducioso? Non solo perché il libro è davvero bello, ma perché tratta un tema particolarmente attuale e perché si colloca in un contesto quanto mai fertile, cito per tutti Programma il Futuro (http://programmailfuturo.it/), l’iniziativa avviata dal MIUR in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica).

Detto che sono davvero felice che questa idea progetto sia nata dalla nostre parti, a ennesima riprova di quanto il nostro Sud sia ricco di energie e di possibilità, per moltiplicarle basterebbe soltanto organizzarle e sostenerle meglio, vi lascio con una citazione dal racconto di Colomba Punzo:

«Comunque, anche questa volta, oltre ad apprendere cose nuove, e a connettere vecchie parole a nuove idee, siamo partiti dalle macchine del tempo, dagli ologrammi e dai cannocchiali e siamo finiti a discutere del fatto che non è che la Terra gira, che magari lei se potesse andrebbe dritta, che è lo spazio che è curvo, proprio come ha raccontato il fisico Rovatti con l’esempio della biglia che gira in un imbuto e non può fare altro che rotolare sulle sue pareti. Ci vuole un po’ di tempo per spiegarci, ma quando uno dei ragazzi dice: “È come con gli scivoli dell’acqua park, non sei tu che vuoi fare tutte quelle giravolte, sono gli scivoli che te le fanno fare”, io e Vincenzo ci rendiamo conto che hanno capito».

Buona lettura.

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Published by
Giuseppe Jepis Rivello