Non solo i dati sull’infertilità sono aumento nell’area dell’Ilva di Taranto: in cinque anni nella ‘città dei due mari’ sono cresciuti del 70% i ricoveri per malattie del sistema nervoso. E, nelle aree Paolo VI e Tamburi, interessate dalle emissioni nocive, i ricoveri per tutte le cause sono doppi che per i quartieri meno colpite dalle emissioni nocive.
Il quadro emerso dal convegno “Salute, Ambiente, Lavoro nella città dell’Acciaio“, che si è tenuto a Taranto, e promosso dagli ordini dei medici di Taranto e Brindisi, non promette nulla di buono. Poi, ci sono i tumori. Sono 22.500 gli abitanti di Taranto che, in questo momento – è stato sottolineato – rischiano di ammalarsi di cancro, considerando la sola inalazione degli inquinanti, le 4mila tonnellate di polveri, le 11mila tonnellate di diossido d’azoto, le 11.300 tonnellate di anidride solforosa, le 7 tonnellate di acido cloridrico che gli impianti dell’Ilva scaricano nell’aria ogni anno.
Ma gli inquinanti emessi dagli impianti dell’area di Taranto non si assorbono solo respirando: nei bambini, la quantità di diossina assunta per ingestione – attraverso la catena alimentare, soprattutto negli alimenti grassi, pesce, latte, carni – è due volte e mezzo quella per inalazione.
”I registri dei tumori indicano, nel nostro Paese, un aumento di circa il 2% annuo dell’incidenza del cancro – spiega il presidente dell’Isde, Ernesto Burgio. – Questo significa che, se continuiamo così, nel 2020, in Italia, almeno una persona su due svilupperà una neoplasia. La normalità sarà dunque avere il cancro, non essere sani”.