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All’Università con il velo integrale. L’integralismo cresce in Tunisia

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Già dai prossimi giorni, nelle università tunisine potrebbero tranquillamente frequentare le lezioni o affrontare esami ragazze che indossano il velo integrale.

Cosa sino ad oggi assolutamente vietata – per motivi di sicurezza e di regolarità delle procedure di esame – dai regolamenti degli atenei e che il governo ha invece autorizzato. La notizia, anticipata quest’oggi dal sito Tunisie Numerique, solitamente molto informato, manca ancora del sigillo dell’ufficialità. Una decisione che, di fatto, segna la più importante vittoria politica degli integralisti islamici tunisini e soprattutto dei salafiti che mai, negli ultimi mesi, hanno mancato di far sentire forte la pressione su presidi e docenti affinché il niqab avesse libero accesso nelle aule.

Un epilogo assolutamente impensabile sino a pochi mesi fa, quando le università, a buona ragione, venivano considerate come un fortino dello Stato laico, nonostante l’aggressività dei salafiti che in mille modi (dalle incursioni e danneggiamenti, dalle aggressioni e ai pestaggi, alla sostituzione della bandiera nazionale con i vessilli del movimento) hanno cercato di fare accettare con la forza le loro richieste.

Ma tutto sarebbe rimasto immutato se da qualche tempo il presidente della Repubblica, Moncef Marzouki (subentrato a Ben Ali sull’onda della fama di difensore dei diritti umani, che s’é un po’ appannata viste le sue recenti sortite) non avesse cominciato a spendersi affinché il divieto fosse rimosso. Cosa non facile, se non la si aggancia, come Marzouki ha fatto, alla libertà d’espressione di ciascuno, forse non considerando che in nessuna pagina del Corano si fa riferimento al velo integrale.

Il sì al niqab potrebbe – se ufficializzato dal governo – spianare la strada a proteste e recriminazioni, soprattutto perché, appena poche settimane fa, un tribunale ha assolto il preside della facoltà di Lettere dell’università di La Manouba, accusato d’avere buttato fuori dal suo ufficio due ragazze spalleggiate da altrettanti barbuti salafiti che volevano imporgli di far sostenere loro un esame. L’assoluzione del professor Habib Kazdaghli è stata vista dai laici tunisini come una vittoria.

Ma sembra ormai acqua passata. Il problema è che per i salafiti il sì al niqab potrebbe essere appena il primo passo. Quello successivo è l’istituzione di zone di preghiera nelle facoltà o, ancora, come qualcuno ha già chiesto, la modifica dei programmi universitari in un’ottica islamica.

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Redazione