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Il Financial Times attacca: ‘Italian Business, non c’è ritorno’

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L’Italia finisce di nuovo sotto la lente critica del Financial Times. Il quotidiano della City dedica infatti un’ampia analisi allo stato di salute del capitalismo italiano, decretando la ‘morte’ del cosiddetto ‘salotto buono’ del Belpaese, con la fine delle partecipazioni incrociate.

”Arrivederci al Club”, scrive l‘Ft nell’occhiello in prima pagina, mentre all’interno il servizio si apre col titolo: ‘Italian Business, non c’è ritorno’ e con la foto di un sorridente Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca, l’uomo ”con le mani in pasta ovunque”.

Il giornale d’Oltremanica descrive il sistema del ‘salotto buono’, che per decenni ha caratterizzato il capitalismo italiano. Un sistema ”fondato sul potere e sulle conoscenze”, e dove le ”aziende sono raggruppate in una ragnatela di partecipazioni incrociate” che permetteva ai dirigenti, ”come Cesare Geronzi, di muoversi tranquillamente da una società all’altra”.

Per anni le principali figure del ‘salotto buono’ sono state Gianni Agnelli ed Enrico Cuccia. ”Il primo era al centro della rete di potere in Italia, mentre il secondo è colui che ha costruito il sistema delle partecipazioni incrociate”.

Ma con la crisi dell’eurozona ”questi legami si sono trasformati in un tallone d’Achille”, e quindi ”questo mondo che ha gestito il potere finanziario italiano dalla Seconda guerra mondiale sta vedendo ora la fine del suo tempo”, prosegue l’Ft, sottolineando che ”sotto la pressione degli investitori, Generali e Mediobanca hanno promesso di sciogliere la matassa delle partecipazioni incrociate”.

Inoltre, l’arresto di Salvatore Ligresti, a cui il giornale dedica un box a parte col titolo ‘L’arresto del Signor 5 per cento’, ”ha scosso i vertici dell’azienda Italia”. Proprio Ligresti era tra quelli che più incarnavano il sistema del ‘salotto buono’.

Controllando piccole quote, e da qui il suo soprannome, Ligresti sedeva nei consigli di amministrazione dei più grandi gruppi italiani. Fra questi, sottolinea l’Ft, Mediobanca, Unicredit, Pirelli, Alitalia, Impregilo, Aeroporti di Roma ed Rcs.

Secondo quanto spiega al quotidiano della City un banchiere italiano, ”non si tratta di rendere il mondo migliore, ma sono finiti i soldi. Le cose stanno cambiando e, in tipico stile italiano, il cambiamento è brutale. C’e’ sangue ovunque”. E il finanziere Davide Serra aggiunge: ”E’ arrivata la fine di un sistema in cui io ti nomino perché sei mio amico e tu compri le mie azioni perché ti ho votato nel board”.

Per Serra, ‘‘questa mentalità tra gli azionisti è stata una sorta di cancro che si è esteso dalla politica alle imprese, alla burocrazia alla giustizia”, e il ”mondo imprenditoriale sta reagendo per primo perché non aveva altra scelta”.

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