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Il vuoto che nei figli si riempie di male

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E’ proprio una brutta estate sul fronte degli abusi tra adolescenti. Ancora una volta si rimane senza parole e si corre alla ricerca di qualche spiegazione che, però, tarda ad arrivare. Tanti ragazzini, certi nostri ragazzini, si rivelano violenti, cattivi, stupratori. E a noi non sembra vero. E’ come se avessero una doppia personalità: piagnucoloni, capricciosi e coccoloni in casa, fuori diventano stupidi, spavaldi e prepotenti.

A Pimonte, nel Napoletano, un ragazzo filma il rapporto sessuale avuto con una quindicenne. Nelle sue mani quel filmato diventa vigliacca arma di ricatto con la quale la costringerà a sottostare alle voglie di undici amici. Per la ragazza inizia l’incubo. Un incubo che la segnerà per il resto della vita. Hanno quasi tutti la stessa età, i bulletti, il più piccolo, addirittura, non ha ancora 14 anni. La squallida vicenda ricalca quella avvenuta pochi mesi fa a San Valentino Tuoro, a pochi chilometri di distanza.

Gli adulti più seri e responsabili si domandano con angoscia che cosa mai stia accadendo a questi adolescenti. Di fronte a ragazzini come questi, lanciare maledizioni o invocare muri, filo spinato non serve a niente. Questi non sono ‘figli degli altri’. Non vengono da fuori. Sono i nostri figli. I nostri ‘ bambini’. I figli che non riconosciamo più. I figli che vanno per conto loro. Sono i figli di Internet, della Rete, del branco. Sono i figli con i quali facciamo sempre più fatica a dialogare. Che fare, allora? Ripetere sconsolati: così va il mondo? O, invece, per quanto ci è possibile, tentare una qualche riflessione e rimboccarci le maniche? Per non continuare a farci male. Per evitare a loro, principianti e inesperti della vita, di fare male e di farsi male. Per aiutarli a crescere con più serenità. A divertirsi con vera spensieratezza. Davanti a certe mostruosità la tentazione di chiudere gli occhi è forte. Soprattutto quando c’è distanza tra noi e il luogo del delitto.

Ma quando lo scempio avviene sotto casa tua, o, peggio, in casa tua, sei costretto a guardare negli occhi la realtà. E la realtà è che i nostri adolescenti sono preda di un grande abbaglio. Stanno prendendo lucciole per lanterne. Stanno infilandosi in un vicolo che da sempre è cieco. Da sempre costringe i malcapitati a fare, poi, una dolorosa marcia indietro. Le generazioni si susseguono. La Provvidenza ha voluto che tra loro ci sia una differenza di età, di maturità, di esperienze. Gli adulti, quindi, sono – dovrebbero essere – pionieri, alpinisti, speleologi. Guide, insomma. Senza le quali ci si perde. Si combinano guai. Si sa: fosse per loro, i ‘bambini’ mangerebbero solo cioccolato, gelati e patatine… Hanno bisogno di essere aiutati, indirizzati, guidati. Sempre, per una sana alimentazione, per un corretto uso della loro dirompente sessualità. Non si cresce da soli. Gli istinti primordiali trascinano. Hanno bisogno di essere educati, altrimenti prendono il sopravvento.

«Non si nasce liberi, si nasce liberi di diventare liberi», scrive Chesterton. E’ così. Il processo di crescita, di maturità, di equilibrio, è lungo, bello e faticoso. Occorre che gli educatori si armino di empatia, competenza, amore verso i ragazzi. Che ci sia in atto un processo di ‘adultizzazione’ dei bambini e dei preadolescenti è innegabile. Non so perché, ma sembra che spesso gli adulti non abbiano la pazienza di aspettare il ritmo lento e sereno della crescita. Il modo di vestire, le acconciature dei capelli, a volte, addirittura, il trucco, di bambini e adolescenti tradiscono questa fretta. Sembra che si abbia paura di lasciarli indietro. Di non metterli al passo con i tempi. Purtroppo tra gli educatori e la famiglia non sempre c’è accordo, buona complicità. Non poche volte entrano in conflitto davanti agli stessi bambini. E’ un bene? Purtroppo no. E va detto con estrema chiarezza.

Il corpo è epifania. E’ dono, ma anche responsabilità. All’atteggiamento esteriore deve far riscontro una maturità interiore. Una maturità che il bambino, il ragazzo, l’adolescente non ha. Non può avere. I minori ci fanno toccare con mano che il peccato originale ci ha feriti tutti. Loro sono capaci di gesti di generosità e di amore, ma anche di egoismo e di avarizia. Non possiamo in nessun modo abdicare al faticoso impegno educativo, che prima di tutto è testimonianza di un modo di vivere e di stare in rapporto con gli altri. Questi problemi non possono, non debbono pesare solo sulle spalle dei genitori. Tutti siamo responsabili dell’educazione delle giovani generazioni. Anche chi siede in Parlamento. E’ tristissimo constatare che mentre il Paese si dibatte tra problemi veri, seri e dolorosi, come la povertà assoluta in cui versano tante famiglie, il terrorismo che ci inquieta, l’emergenza educativa, in Aula alla Camera si discute se e come legalizzare la cannabis. Il cuore del ‘Palazzo’, purtroppo, non sempre batte all’unisono con quello dei cittadini.

(Articolo pubblicato sul sito di “Avvenire” mercoledì 27 Luglio 2016)

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Published by
Maurizio Patriciello