La forza dell’eccellenza. Marzia Ubaldi ne “L’Allieva”

Leggi l'articolo completo

Questa sera torna “L’Allieva”, la fiction che sta tenendo incollati milioni di telespettatori raccontandoci le rocambolesche vicende di Alice Allevi, brillante ma pasticciona, simpaticamente distratta ma fortemente tenace, studentessa di medicina al sesto anno, che dopo una iniziale indecisione, decide di specializzarsi in medicina legale.

A stare vicino ad Alice, troviamo nonna Amelia, un’adorabile signora, dalla personalità forte ma simpaticamente somigliante alla nipote per la vivace curiosità che le accomuna, oltre che alla capacità di ficcarsi sempre nei pasticci. A vestire i panni di nonna Amelia, troviamo una bravissima Marzia Ubaldi che ancora una volta non delude, anzi cattura ogni singolo spettatore. Non solo attrice, ma anche doppiatrice e cantante, ha lavorato con i più grandi. E’ un’artista poliedrica e dalle mille sfaccettature che con il suo stile inconfondibile rende i suoi personaggi reali.

Chi è Marzia Ubaldi oggi?

Una nonna felicissima di esserlo! Camilla a Carlotta, le mie nipotine, mi danno la voglia di vivere. Sicuramente se avessi vent’anni anche loro si divertirebbero molto di più con me, ma che vuoi farci.. la vita è così.

Ha iniziato come attrice teatrale al Piccolo Teatro di Milano. Com’è nato l’amore per questo mestiere?

Il mio amore per il teatro, o meglio, per lo spettacolo è nato praticamente con me. Mia mamma ha cominciato ad iniziarmi alle gioie del teatro quando avevo 5/6 anni portandomi a vedere tutti i migliori spettacoli che passavano da Milano e, quando non poteva accompagnarmi, mi lasciava al teatro alla Scala, affidandomi alle mascherine, per gli spettacoli pomeridiani di balletto. Felicissima, mi godevo quelle meraviglie affascinata dalle luci, dalla musica, dai profumi, dagli artisti, dall’orchestra, da quell’atmosfera “sacra”, in una parola: dal teatro!!! Anche il cinema è entrato presto nella mia giovanissima vita; ogni sabato, al cinema Colosseo a Milano, con i miei genitori, mi lasciavo catturare da tutte le meravigliose storie interpretate da grandi attori.

Il grande Eduardo De Filippo che il teatro non fosse altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita. E’ d’accordo? Cosa pensa a riguardo?

Ho paura che oggi come oggi, con tutte le porcherie che circolano, con tutte le brutture che si vedono e si sentono, il teatro non basti per dare un senso alla vita. Non voglio sembrare pessimista perché non lo sono, ma ho seri dubbi che possa dare senso alla nostra esistenza.

Ha avuto un modello di riferimento per i suoi studi di recitazione?

I miei modelli sono stati tanti e tutti grandi! Come dicevo, mia madre con il teatro e mio padre con il cinema mi hanno fatto conoscere i migliori e da quelli ho cercato, modestamente, di imparare qualcosa. Ho poi frequentato la scuola del Piccolo Teatro di Milano per tre anni.

Negli anni ’60 ha lavorato con Fabrizio De Andrè a Genova in un famoso cabaret. Ci racconta quell’esperienza con il Faber? Qual è il suo rapporto con la musica?

Si, ho avuto la fortuna di fare uno spettacolo di cabaret con le musiche di Bindi, Paoli e Fabrizio; è un’esperienza che forse allora non ho saputo aprezzare appieno ma che oggi rivaluto moltissimo! Paoli e Bindi, dopo aver scritto le loro canzoni per lo spettacolo, se ne sono tornati a casa propria, (anche se ci venivano a trovare quasi ogni sera in teatro) mentre Fabrizio, prendendo parte allo show, era sempre lì, con la sua immancabile chitarra per cantare e per accompagnarmi nelle mie performance canore. Il mio rapporto con la musica (e con musica, intendo tutti i generi di musica) è un rapporto d’amore.

Ha lavorato grandi professionisti. Con chi avrebbe piacere di lavorare ed essere diretta?

È vero ho lavorato con tanti grandi registi e ciascuno di loro mi ha regalato qualcosa di importante. Ora, essendo diventata “campagnola” e non lavorando più assiduamente come prima, sono un pò fuori dai giochi e non conosco tutti i nuovi artisti che sono in circolazione. Si vedono in giro cose belle e cose brutte, forse più brutte che belle e questo, a volte, ti fa passar la voglia del teatro!

Ha prestato la sua voce a molte attrici, da Anne Bancroft a Judi Dench, da Gena Rowlands a Vanessa Redgrave. Come si prepara per dare la voce a un personaggio? Cosa vuol dire, secondo lei, essere doppiatrice oggi come oggi?

Sì, ho avuto, ancora una volta, la fortuna, di aver a che fare con grandi donne dello schermo e di questo sono fiera e felicissima! Purtroppo oggi non abbiamo più molto tempo per prepararci a doppiare un grande personaggio e dobbiamo accontentarci del poco tempo che c’è a disposizione. Essere doppiatrice oggi è molto diverso da quello che era una volta, è tutto diverso. Si corre sempre di continuo e, a volte, il risultato rischia di essere mediocre. Per fortuna in Italia abbiamo i migliori doppiatori del mondo che spesso salvano situazioni che potrebbero essere “imbarazzanti”.

Dal 27 settembre la vediamo ne “L’allieva”, la nuova fiction di Rai1 che la vede tra i protagonisti. Perché ha accettato questo ruolo?

Ho accettato perché mi è piaciuto il ruolo e anche i compagni di lavoro. Me l’ha chiesto Luca Ribuoli, il regista del film con il quale, ultimamente, mi sono trovata a lavorare spesso; lo conosco, lo apprezzo e condivido molte sue idee.

Dopo “Questo nostro amore”, anche in questa fiction interpreta una nonna. Che ruolo ha una nonna, al’interno di una famiglia e nella società in generale? Ci racconta del suo personaggio?

Vesto i panni nuovamente di una nonna, ma per fortuna questa volta è un pò diversa dalle altre che ho interpretato. È intraprendente, impicciona, innamorata della sua nipotina, simpatica, un pò matta, confusionaria e svagata; inoltre, a differenza soprattutto delle altre, ha i capelli rossi! Molte volte le nonne non sono tenute nella considerazione che meriterebbero, secondo me, anche se si sentono anche molti nipotini che parlano dei loro nonni con un affetto e un amore veramente particolari. Nel caso in cui la madre e il padre lavorino dalla mattina alla sera, i nonni possono essere considerati come delle colonne portanti di tante famiglie italiane, per non parlare degli aiuti finanziari che tante volte i nonni sono costretti a dare ai loro figli in difficoltà.

Cosa le piacerebbe arrivasse de “L’allieva” al pubblico di Rai1?

Vorrei solo che il pubblico potesse godere della semplicità, della leggerezza, del divertimento, dei sentimenti, dell’ironia che questa fiction può regalare; ci sono, nella vita di oggi, già tante brutture, contrarietà, problematiche pesantissime e un po’ di intelligente e gradevole relax, credo, non possa che far bene. Spero che questo film in sei puntate possa portare il sorriso sulla faccia, spero possa essere una piccola evasione salutare.

Quest’intervista verrà pubblicata nel quotidiano Resto al Sud. Posso chiederle che rapporto ha con la parola Sud? Cosa rappresenta per lei?

Sole, estate, allegria, buon cibo, gente cordiale, ospitale e gentile, mare, colori e profumi indimenticabili, vacanze e felicità! Non voglio pensare ad altro perchè, per tutto il resto, ci sarà sempre spazio purtroppo aihimè. !!!!!

Nuovi progetti?

Ho iniziato le riprese della fiction “Questo nostro amore 80”.

Leggi l'articolo completo
Share
Published by
Giulia Farneti