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La Parigi dell’umanità dimenticata che nessuno racconta

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Barbès non ha nulla a che vedere con la Parigi della ville Lumière.

Non c’é luce a Barbès.

E’ la zona buia, sporca, nascosta, perduta, della città delle luci.

Barbès é il margine sfuocato di una bella cartolina.

Non c’é religione. Non c’é ordine, non c’é credo.

Gli immigrati si mischiano tra loro in una broda di colori e sguardi induriti dalle disgrazie della vita.

Gli spacciatori ai bordi delle strade creano dei piccoli branchi rumorosi, guardando sospettosi attorno a loro per catturare l’interesse del primo passante che alza lo sguardo.

Venditori abusivi di sigarette si schiacchiano lungo le sbarre del métro, come prigionieri affamati e disperati, per vendere un pacchetto di Marlboro da venti.

Donne grasse e sudate conducono passeggini con bambini che gridano disperati.

Mendicanti senza braccia chiedono pietà.

Ma non c’é pietà a Barbès.

La puzza d’aglio si mischia al fritto dei ristoranti cinesi e ai bigMac del McDonalds.

Scaffali di indivia al punto di marcire si alternano a negozi di prodotti per capelli, parrucche, ciglia finte, ciabatte in peluche fuxia.

Le donne rom affollano le uscite dei discount, con i loro capelli unti e dalle meches gialle, con le loro gonne lunghe a balze di colori diversi,
trascinandosi dietro quei bambini che già da piccoli hanno lo sguardo ingrugnito, accigliato, violento.

Non c’é nulla di finto a Barbès.

Nessuna giostra di cortesie, nessun convenevole, nessuna cartolina da spedire con scritto sono stato a Barbès.

Nulla di tutto cio’ esiste in questa terra di confine.

Davanti a questo spettacolo dell’umanità dimenticata, io resto senza parole.

Impaurita a volte terrorrizzata, ma non so perché, profondamente affascinata.

Mi sento bene.

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Published by
Valentina Pastore