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La radio della libertà

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Era il 1976, tempo in cui le prime radio libere iniziavano a blaterare. Da Nord al Sud.

Nel Meridione molti paesi avevano la loro orgogliosa emittente, che abbracciava un bacino d’utenza di circa cinquantamila persone.

Bastavano pochi watt, una buona postazione ed il gioco era fatto.

Sugli Appennini, per piazzare una semplice e funzionale antenna, si utilizzavano le torri campanarie. Da li’, il dominio della valle era assicurato.

Marco, a diciotto anni, era responsabile de facto di una di queste radio. In essa vi collaboravano una variopinta ciurma di ragazzi, di eterogenea provenienza. Ma era un’emittente ormai allo sbando, perché il proprietario, dopo pochi mesi di ardore, si era stufato e dunque aveva delegato tutto a quel giovane intraprendente.

Il ragazzo, nonostante fosse materia nuova per tutti, ne masticava abbastanza per propensione e così cercò di dare una bella raddrizzata al carrozzone. Come?

Archivio completo di tutti i dischi, ripristino minimo degli studi, espulsione “morbida” di qualche pecora nera, garanzia sul funzionamento dei trasmettitori, razionalizzazione dei temi dei programmi radiofonici e un minimo di disciplina comportamentale. Tutto fatto in sordina, senza dare nell’occhio, un passo alla volta, con precisione geometrica.

Ma a Marco sfuggiva qualcosa. Non sentiva il pieno polso della situazione. C’erano troppe eredità scomode, ragazzi con cui non legava. Anzi erano ostili.

Una sera stava cenando e aveva la sua Grunding sintonizzata sulle frequenze della “sua” emittente. Controllava se alle 20.00 lo speaker spegnesse il trasmettitore. Ed infatti, a programma finito, iniziò a sentirsi il classico fruscio.

Doveva di rimando staccare la Grunding, ma preferiva finire la il pasto. Così la radio rimase accesa con l’emissione di quell’antipatico rumore.

Dopo quasi mezzora, con stupore, il fruscio scomparve. Era stato riacceso il trasmettitore. E dopo qualche minuto, una voce iniziò a udirsi.

“Assunta….Assunta amore mio…io ti amo…..Assunta…Assunta….questa sera ti ho aspettato…..speravo di vederti….Assunta io ti amo…… perché non se uscita?….” E così seguendo. In una litania di frasi semplici, quasi senza senso e con un tono buffo. Era situazione  tutta da ridere tranne che per Marco, perché il cantore innamorato era un giovane violento, pericoloso. Picchiava chiunque non sottostava alle sue prepotenze. Se voleva offrirti un caffè eri costretto ad accettarlo per timore di irritarlo. Una delle pesanti eredità del passato della radio, difficile da gestire, l’unico che non si era potuto buttar fuori. Cosa fare?

Marco accese all’indomani la radio e la scena si ripeté, sempre con la solita prassi.

Ma chi era questa Assunta?

Breve indagine e venne fuori il profilo di una ragazza con un padre padrone, che la teneva quasi segregata in casa, non fosse la scuola. Una famiglia “difficile”, e lo speaker innamorato – quanto impavido – aveva trovato un modo per comunicare con lei: la radio.

Marco non poteva tollerare. Ma non poteva fermarlo, nemmeno mostrare di essere minimamente al corrente.

Ed iniziò a pensare. Così nacque un’idea.

C’era un ragazzo in paese, bravissimo nelle imitazioni canzonatorie dei suoi compagni. Questi venne avvicinato da Marco e dal suo fidato amico Antonio e gli proposero l’imitazione dello speaker violento. Questi tentennò, ma l’irresistibile voglia di udire la sua voce per radio prese il sopravvento e l’imitazione partì.

Marco ed Antonio la trovarono egregia e portarono l’imitatore negli studi per registrare su bobina una simulazione.

L’effetto era buono.

Un po’ di allenamento e l’imitazione migliorò. D’altronde lo speaker innamorato aveva un italiano malcerto, rendendo il tono maggiormente vulnerabile ad una replica.

L’imitatore era pronto.

A questo punto entrò in campo un collaboratore della radio, che condivideva un hobby con Marco. Tra i due c’era ottima assonanza.

Questi frequentava brillantemente una scuola di elettronica. Con lui studiarono e compirono una diramazione di microfono. In pratica si era nella possibilità di disattivare il microfono della radio e sostituirgli in onda il  registratore. La piccola regia alternativa era stata sistemata in un garage sottostante.

Tutto era pronto e passarono all’azione.

La prima volta, quando venne riacceso di frodo il trasmettitore, sostituirono alla voce dello speaker della musica.

Il giovane violento e innamorato non si era accorto di nulla. Infatti, il giorno seguente, allegramente conduceva il suo programma.

Era evidente che non aveva contatto giornaliero con la sua amata.

Dopo la prova generale, la serata successiva, quando venne riacceso fraudolentemente il trasmettitore, entrò in scena l’imitatore.

“Assunta….Assunta io ti voglio bene….ti voglio bene ma….ma stasera devo dirti una cosa importante ….. non posso più vederti….tuo padre mi ha minacciato e……Assunta…..perdono non ci vedremo più”

Lo speaker innamorato dopo qualche giorno iniziò a mostrare un evidente nervosismo in radio. Era pronto a scazzottare per una quisquilia. Era un toro imbufalito.

Si era detto che erano volate parole grosse e spintoni, in piazza, con un uomo simigliante al quello che sarebbe potuto essere il futuro suocero.

E così Assunta aveva perso un altro padre padrone.

E così Assunta, per via di una radio da salvaguardare, aveva scampato una nuova probabile segregazione.

E così il destino di Assunta, per via di un imitatore, poteva recitare un altro spartito.

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Published by
Gianvito Pizzi