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Microspie in Procura per spiare i magistrati. E decine di minacce. I pm di Trapani sono sotto assedio

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Microspie piazzate dietro la porta, minacce e intimidazioni. Sotto sotto assedio i magistrati della Procura di Trapani.

Ancora una volta, bersaglio sono il procuratore Marcello Viola (nella foto) e il pubblico ministero Andrea Tarondo.

L’ultimo episodio è di dieci giorni fa. Un carabiniere addetto alla sicurezza ha trovato una microspia al Palazzo di Giustizia.

La microspia, che non è dello stesso modello in dotazione alle forze dell’ordine.

La cimice era stata piazzata accanto alla porta di ingresso del Palazzo. Ma non si tratta quella principale, ma della porta posta sul retro della struttura e riservata per ragioni di sicurezza al passaggio del procuratore e degli altri magistrati.

Ad agosto una busta era stata recapitata all’ufficio inquirente. Era indirizzata ad un sostituto procuratore il cui nome, però, non esiste fra quelli in servizio a Trapani. Dentro c’era una lettera con minacce di morte e, soprattutto, un proiettile calibro 9.

A luglio sulle le pareti dell’ascensore della casa palermitana del procuratore ha lasciato minacce.

Viola devi morire”, c’era scritto.

L’altro messaggio era indirizzato ad uno dei sostituti più impegnati nelle inchieste antimafia: “Tarondo la tua ora è arrivata”.

Lo scorso ottobre qualcuno si era intrufolato nella macchina del pm antimafia, titolare, tra gli altri, del processo al senatore Antonio D’Alì.

A fine dicembre scorso, Viola aveva ricevuto una lunga lettera. La missiva non si limitava a minacciare di morte il magistrato, ma lo metteva in guardia.

Gli faceva sapere che “è arrivata qualcosa per lei”. Nella lettera a Viola c’erano chiari riferimenti a delicate indagini. I grandi sequestri, primo fra tutti quello ai danni del patron della Valtur, Carmelo Patti, e l’inchiesta sull’intrigo della chiesa trapanese che ha portato alla rimozione del vescovo monsignor Francesco Miccichè quando si è scoperto l’ammanco di denaro in due fondazioni gestite dalla curia.

Pochi mesi prima, nell’aprile 2012, una macchina si era incollata all’auto di Viola per diversi chilometri in autostrada. A bordo c’erano due imprenditori edili. Si erano giustificati dicendo che avevano solo fretta di raggiungere l’aeroporto. Peccato, però, che percorrevano la strada che non conduce all’aerostazione.

Foto: LiveSicilia.it

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Redazione