Palermo Coffee Festival, al centro del Mediterraneo per scoprire il futuro della biodiversità

Leggi l'articolo completo

 Tra incontri generazionali e cultura, il Palermo Coffee Festival è stato un festival per discutere del futuro della biodiversità della Sicilia. Promosso dalla Torrefazione Morettino assieme a diversi partner istituzionali e di ricerca come la Business Community Palermo Mediterranea, il Palermo Coffee Festival ha chiuso la sua prima edizione registrando più di 2000 ingressi tra visitatori, appassionati e persone del settore. Non un festival qualsiasi ma un’originale quanto inedita alleanza tra mondi diversi accomunati dalle medesime sfide e dagli stessi valori legati all’autenticità, alla biodiversità e alla qualità. Infatti oltre al caffè vi erano presenti il mondo del vino e quello dell’olio in una grande narrazione della Sicilia hanno raccontato i propri prodotti, fatto masterclass e discusso in conferenze.  Attraverso la lente del caffè, il festival è riuscito nell’obiettivo di far parlare le nuove generazioni imprenditoriali e soprattutto di creare un momento di confronto sulle future sfide: climatiche, economiche e territoriali. Il caffè è dunque diventato la chiave per ritrovarsi e parlare, il rito attorno al quale è possibile edificare una nuova  prospettiva legata al rurale e alle filiere agricole.

Perchè Palermo Coffee Festival?

Negli ultimi trent’anni, il mare Mediterraneo, grazie ad ingenti investimenti in infrastrutture strategiche come il raddoppio del canale di Suez e per via dei continui mutamenti negli equilibri internazionali nell’area mediorientale, da luogo marginale è tornato ad essere una piattaforma di rilevanza geostrategica, commerciale e sociale. Se considerato nella sua estensione “allargata” Il Mediterraneo può essere considerato come un’unica Macro-Regione che include 45 paesi e che si estende dall’Oceano Pacifico fino al Golfo Persico. Una macro-Regione blu che nonostante copra solo l’1% della superficie mondiale dei mari rappresenta circa il 20% del traffico marittimo, il 16% della popolazione mondiale e soprattutto il 13% del PIL mondiale. Numeri questi che ben incardinano la sfida del Sud Italia. Una sfida che tocca la politica quanto le imprese e le nuove generazioni. Una sfida che può essere affrontata solo attraverso una governance del Sud Italia tra settore pubblico, privato e università per accelerare la costituzione di una visione sostenibile del Mediterraneo.

Le sfide del climate change

Nella strategia di sviluppo del Mediterraneo la tematica della sostenibilità non può essere una variabile marginale, soprattutto in un mare nel quale l’impatto dei cambiamenti climatici è terribilmente visibile e tangibile, per non parlare dei tassi di inquinamento. Desertificazione e tropicalizzazione sono fenomeni sempre più radicati e radicali. In Sicilia sono anni che si parla di tropicalizzazione e sono anni che agricoltori e imprenditori stanno sperimentando nuove colture, filiere e mercati facendo di queste trasformazioni un’opportunità. Dal mango al kiwi, dal melograno agli avocadi sono ormai colture “normali”, colture capaci in poco tempo di cambiare il nostro paesaggio. E’ in questa cornice che l’azienda Morettino, nata come piccola torrefazione nei primi anni venti del novecento e che da quattro generazioni sperimenta continuamente nuove essenze e mercati da anni sta perseguendo una sfida avvincente quanto complessa: produrre caffè in Sicilia. Ovvero dar luogo ad una delle prime piantagioni di caffè fuori dalla cosiddetta “Zona Tropicale” o “Cintura del Caffè”. Un sogno che fino a poco tempo fa poteva sembrare follia e che adesso sta cominciando a concretizzarsi grazie al lavoro di Arturo e Andrea Morettino, padre e figlio, uniti dalla passione e dal coraggio di dar forma anche ai sogni più ardui. La prima fase sperimentale è in corso d’opera e tra ricerche con l’Università e con l’Orto Botanico, studi, soddisfazioni e avversità presto i primi frutti si cominceranno a vedere. E’ proprio in questa cornice di sviluppo e costruzione di una nuova filiera e di una diversa idea di territorio che è nato a Palermo, nella straordinaria quanto scenografica cornice dell’orto Botanico, simbolo della relazione tra biodiversità e ricerca, il Palermo Coffee Festival.

Il Palermo Coffee Festival è stato anche un momento di confronto tra esperti e “saggi. A Paolo Inglese, Delegato del Rettore per le attività di valorizzazione dei beni storici, monumentali, culturali e del brand di Unipa, è stato chiesto se la tropicalizzazione del Mediterraneo e della Sicilia sia un fenomeno destinato a durare nel tempo. E che futuro potrà avere la coltivazione del caffè? “Che il cambiamento climatico sia in atto è ormai un dato incontrovertibile, nonostante si continui a discuterne la genesi, che, per quanto mi riguarda, considero certamente di origine antropica. Quanto questo possa durare e come possa evolversi, non è possibile prevederlo. Certamente, l’aumento di CO2 atmosferica e il conseguente incremento della temperatura media, ha degli effetti fortemente destabilizzanti, sul regime delle temperature, ma anche della piovosità annuale. Che questo significhi una precisa tropicalizzazione, è possibile, anche se, in verità, comporta, ad oggi, una variabilità e una ricorrenza di eventi “eccessivi”, che rendono la classificazione più complessa. Certo è che specie tropicali come mango e avocado, si stanno diffondendo, come, nel tempo era avvenuto in altre aree del Mediterraneo, in Israele e Spagna, per esempio. In effetti, le sperimentazioni vanno avanti da oltre 40-50 anni e per noi ricercatori non è certo una novità. Quello che è cambiato è, fondamentalmente, il quadro imprenditoriale e il contesto delle altre specie. Le crisi, ricorrenti, degli agrumi, per esempio, aprono spazi ad altre possibilità, perché si tratta di specie che possono avere chance di successo nell’areale del limone, non altrove. Sarà determinante l’atteggiamento delle imprese e uso questo termine volutamente, perchè se la coltivazione di specie tropicali rimarrà un fatto agricolo, allora sarà destinato a ripetere gli stilemi siciliani, fatti di incapacità di costruire filiere e sistemi di associazione di produttori e, quindi, sarà destinato al fallimento generale e al successo di alcuni. Se, al contrario, sarà capace di assumere il carattere dell’impresa, potrà definirsi nelle sue migliori caratteristiche, che, oggi, sono definite dall’indubbia qualità del prodotto. In questo quadro, il caffè gioca un ruolo particolare, perché la spinta alla sua coltivazione viene dal mondo della produzione, dai produttori che oggi, come in tutta Europa, usano materia prima di provenienza tropicale, americana o africana. Certo, l’idea non è e non potrà mai essere quella di surrogare quelle produzioni. Non ci sono e non ci saranno a breve le condizioni neanche per pensarlo. Il ruolo della produzione 100% siciliana, from farm to cup, potremmo dire, è fondamentalmente quello di potenziare la comunicazione e ampliare le potenzialità del brand della torrefazione del caffè siciliano. Il fatto che giganti come Lavazza mostrino interesse non credo sia legato all’idea della “quantità” di prodotto producibile, ma, più che altro, all’importanza che questo riveste nella costruzione del brand aziendale e della sua italianità. E’ presto per dire come e quanto il fenomeno si svilupperà. Siamo in piena fase sperimentale e questo comporta, di per sè, incertezze e tanti problemi da risolvere. Ma la strada c’è e noi la seguiremo a fianco delle aziende siciliane, di Morettino, in questo caso e con quest’idea di una Sicilia che continua la sua storia plurimillenaria di ponte verso altri mondi agricoli che divengono, poi, nostri punti di forza.”

Andrea Morettino, Sales and Marketing Manager Morettino, ha spiegato perché è necessario costruire una nuova narrativa, a partire da Palermo sul caffè, e perché è stato deciso di organizzare un Festival che abbraccia non solo la dimensione del caffè ma anche quella del vino e del nuovo rurale. “La Sicilia e Palermo in particolare stanno vivendo un momento di rinascita sociale e culturale che desta curiosità e nuove sensibilità e il Palermo Coffee Festival è stato uno straordinario momento di condivisione che ha aperto la città verso nuove prospettive. Crediamo che la valorizzazione della nostra terra passi dal racconto della nostra straordinaria biodiversità e dalla costruzione di percorsi esperienziali autentici fatti di profumi, sapori ed emozioni. La nostra è una terra che va vissuta e raccontata, ma che deve crescere nel livello di coesione, ed è per questo che ho fortemente voluto guardare oltre i tradizionali confini settoriali e coinvolgere le filiere del vino e dell’olio, che rappresentano ancor più del caffè l’identità e sono espressione dei nostri territori. E a questi coraggiosi produttori va la mia ammirazione, perché nel tempo hanno saputo unirsi e costruire insieme una narrativa diversa e percorsi virtuosi che guardano ad un ‘nuovo rurale’. Anche per il caffè è arrivato il momento della consapevolezza. La sacralità di un rituale caro a tutti noi, ed intriso di valori profondi come l’accoglienza, la condivisione e l’amicizia, oggi deve essere reinterpretata con la conoscenza e con un maggiore rispetto verso la materia prima. Occorre dunque credere in una diversa prospettiva dalla terra (anche grazie ai significativi cambiamenti climatici che stiamo osservando) ed arrivare ad un’esperienza di consumo consapevole che possa far scoprire i molteplici profili aromatici ed assaporare il gusto della bevanda. E’ il consumatore che con curiosità dovrà riuscire a ritagliarsi un ruolo di protagonista nella scelta di quale caffè, tra un blend o una singola origine di uno specifico territorio. Il caffè insomma deve rappresentare un piacere autentico, che deve andare oltre le esigenze ‘funzionali’ legate alla caffeina. Proprio in occasione della prima edizione del Palermo Coffee Festival abbiamo vissuto delle emozioni straordinarie, prendendo per mano migliaia di appassionati provenienti da tutto il mondo, con la degustazione dei caffè più esclusivi del mondo, con tante curiosità e divertenti abbinamenti sensoriali con il mondo del vino e dell’olio e con la scoperta di metodi di estrazione alternativi del caffè (anche oltre il tradizionale Espresso). L’evento ha rappresentato un nuovo significativo passo del percorso di divulgazione e di rigenerazione di Morettino (la Scuola del Caffè ed il Museo del Caffè sono da tempo dei simboli della mission culturale della famiglia), che parte proprio dal territorio e dalla nostra comunità e vuole raccontare una Sicilia autentica che con coraggio e dedizione guarda al futuro.

A Gabriella Favara, hospitality Manager Donnafugata, è stato chieste se le nuove generazioni siano più propense di quelle precedenti a costruire alleanze per il futuro e se le brand strategies del vino possano essere un modello da esportare in altri settori: “Penso che abbiamo la fortuna di trovarci ad un punto in cui siamo immersi nella storia delle generazioni che hanno dato vita a nuove imprese e delle generazioni che hanno continuato a consolidare quanto di nuovo era stato fatto. Stiamo ereditando non solo grandi realtà aziendali ma soprattutto la consapevolezza che soprattutto con lo spirito di squadra potremo dar vita ad alleanze vincenti che porteranno a far emergere le realtà aziendali di cui facciamo parte, non più come singole ma come eccellenze della nostra terra per la quale con le nuove generazioni (che prima di tornare in Sicilia, ed entrare a far parte dell’azienda di famiglia hanno voluto esplorare altrove e magari fare altre esperienze di lavoro) condividiamo un legame molto forte. E tra le alleanze vincenti a mio parere rientrano anche le sinergie qui in quelle create anche con aziende di settori differenti. Oggi non possiamo limitarci a considerare il vino come un prodotto. Siamo consapevoli che è anche cultura e storia del nostro paese. E questo viene pian piano confermato dalla continua crescita dell’enoturismo, una forma di conoscenza e scoperta del vino che va oltre la produzione dello stesso. Una forma di turismo che coinvolge e crea sinergie tra più settori: il turismo, l’agroalimentare, l’artigianato, quello culturale e penso che questa sia la prova di quanto oggi il consumatore abbia voglia di scoprire le produzioni di eccellenza di un territorio approfondendone anche la sua storia, motivo per cui se insieme continueremo a fare squadra nella promozione del nostro territorio presentandone le sue eccellenze non potremo che contribuire sempre più allo sviluppo della nostra terra e del nostro paese.”

Leggi l'articolo completo
Share
Published by
Dario Nepoti