Lukoil di Priolo, un mese e mezzo per evitare la catastrofe

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Scatta il conto alla rovescia per il futuro dello stabilimento Lukoil di Priolo. Se entro gennaio non verrà risolta la crisi, il destino è segnato e la produzione verrà fermata.  Il vertice al Mise è stato un flop. E non bastano le rassicurazioni del presidente siciliano Schifani che parla di incontro interlocutorio. “A gennaio, per affermazione della stessa azienda, la produzione a Priolo rischia di doversi arrestare a causa della mancanza di materia prima” hanno spiegato i segretari generali di Uil e Uiltec Sicilia, Luisella Lionti e Peppe Di Natale.  Oltre diecimila lavoratori rischiano di ritrovarsi senza lavoro dalla fine di gennaio.

Lukoil fa scorta per evitare lo stop

Il 5 dicembre scatta l’embargo per il petrolio lavorato a Priolo. Sino ad oggi, l’indotto siciliano ha evitato le sanzioni e lo stop alla produzione sfruttando  un cavillo della diplomazia internazionale. Anche se negli ultimi mesi lo stabilimento siciliano ha lavorato quasi esclusivamente greggio di provenienza russa, i prodotti raffinati a Lukoil sono stati immessi sul mercato occidentale, anche negli Stati Uniti. Una volta lavorato in Sicilia, infatti, il prodotto non è più russo ma diventa italiano. Dal 5 dicembre, però, anche questa strategia verrà dichiarata fuorilegge dalla comunità internazionale. Il rischio di uno stop alla produzione incombe sul petrolchimico della Sicilia orientale, la quinta raffineria d’Europa.

Intanto a Priolo si fanno scorte di grezzo in modo da poter continuare la produzione quando il 5 dicembre scatterà l’embargo alle importazioni di petrolio dalla Russia.Se prima di quella data non il Governo non sbloccherà lo stallo, c’è il rischio di uno tsunami economico e sociale per  l’intera zona industriale siracusana.

Le banche non vogliono rischiare sanzioni

Un ruolo decisivo lo giocano le banche. Gli istituti non hanno dato il via libera allo sblocco del credito a Lukoil, nonostante il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, abbia fornito loro lo scudo della Sace, la controllata del Mef

Le banche non sono propense ad imbarcarsi in questa operazione finanziare per il rischio di incorrere in possibili sanzioni per i business condotti con società russe. Eppure, il Comitato per la sicurezza finanziaria ha ribadito che la Litasco, proprietaria delle due raffinerie di petrolio, non è oggetto di sanzioni.

Le pressioni Usa e l’evoluzione della crisi in Ucraina

Lo stabilimento è al centro di un intrigo internazionale. Secondo accreditate fonti politiche, il governo statunitense sarebbe in pressing per boicottare il salvataggio di Priolo. Si potrebbe spiegare così la recente inchiesta del Wall Street Journal, il quotidiano economico americano autore di una inchiesta per cui il grezzo russo che arriva negli States passa attraverso le raffinerie di Priolo.

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Published by
Piero Messina