Giustizia al Sud, problemi e virtù: è questo il tema della la relazione della Commissione interministeriale per la giustizia nel Sud presentata nei giorni scorsi dalla presidente, Maria Rosaria Covelli (Capo dell’Ispettorato Generale presso il Ministero della Giustizia), alle ministre per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, e della Giustizia, Marta Cartabia, la relazione conclusiva dei propri lavori.
La Commissione si è insediata lo scorso 5 agosto 2021. L’analisi ha riguardato 62 Tribunali e 16 Corti d’Appello, per un totale di 78 Uffici giudiziari, che hanno collaborato attivamente con la Commissione.
L’obiettivo dei lavori era quello di individuare le difficoltà che stanno alla base dell’elevato carico di pendenze relative ai procedimenti civili che si registra nelle regioni meridionali (oltre il 50% del totale nazionale), far emergere le buone prassi esistenti per aiutarne la diffusione e, infine, proporre provvedimenti utili a migliorare l’operatività degli Uffici giudiziari e smaltire l’arretrato, con particolare attenzione alla giustizia civile e coerentemente con le priorità indicate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Forse per la prima volta abbiamo una ricognizione specifica e approfondita sulla condizione della giustizia al Sud – ha spiegato il ministro Carfagna – con una chiara indicazione delle criticità da affrontare e risolvere ma anche delle buone prassi da diffondere. Le proposte operative scaturite da questo lavoro avranno un seguito concreto e siamo già impegnati per reperire le risorse necessarie. Una giustizia civile efficiente è l’infrastruttura civica indispensabile per attrarre al Sud più investimenti, contribuire a creare più occupazione, crescita e una società più giusta: è in questo spirito che affiancheremo alla più generale azione riformista del governo specifici interventi di sostegno agli uffici giudiziari delle regioni del Mezzogiorno, nel riconoscimento di una situazione molto peculiare”.
“È stato un lavoro proficuo, intenso, creativo, che ha fatto emergere problemi da affrontare e buone pratiche da diffondere”, ha aggiunto il ministro Cartabia. “Una cabina di regia darà attuazione alle linee di intervento proposte, in linea con gli obiettivi PNRR. Dobbiamo aggredire immediatamente una delle principali criticità emerse, l’alto turnover dei magistrati al Sud: possiamo immaginare qualche intervento normativo, per andare in aiuto degli uffici giudiziari, mentre confido nei benefici dell’ingresso massiccio di giovani con l’Ufficio per il processo nell’abbattimento dell’arretrato. C’è un punto di fondo che sta emergendo: l’attuazione del Pnrr ci spinge a un cambiamento di metodo nell’organizzazione del lavoro, con obiettivi a lungo termine e verifiche costanti”.
La relazione consegnata dalla presidente Covelli evidenzia come non ci siano veri e propri gap organizzativi nei Tribunali e nelle Corti d’Appello del Mezzogiorno. Anzi, molti di essi presentano iniziative e pratiche positive da estendere anche in altri ambiti.
Le difficoltà riguardano invece soprattutto l’elevato tasso di mobilità dei magistrati e la scopertura negli organici, che rendono difficile l’organizzazione del lavoro e rallentano le pratiche in corso. Inoltre, gli Uffici giudiziari meridionali faticano ad accedere a risorse esterne al ‘sistema Giustizia’, come ordini professionali, Camere di commercio ed enti locali, che in altre realtà supportano maggiormente l’attività dei magistrati. Altri ostacoli sono rappresentati dalla disomogeneità degli esiti giudiziali e dall’insufficiente ricorso a meccanismi quali la mediazione e la negoziazione assistita o alla risoluzione di cause attraverso proposte conciliative del giudice. La relazione segnala infine numerosi problemi relativi all’edilizia giudiziaria, con carenza di spazi, malfunzionamento o assenza dei sistemi di condizionamento dell’aria, manutenzione straordinaria insufficiente, mancanza di aule protette per gli utenti fragili, oltre a una generale insoddisfazione emersa per l’inadeguatezza dei servizi (parcheggi, servizi igienici, ecc.).
A fronte di questo quadro, la Commissione avanza una serie di proposte normative, che devono riguardare necessariamente l’intero sistema giudiziario nazionale, e di interventi, che a partire dal Mezzogiorno potranno poi estendersi ad altre realtà.
Ecco alcuni esempi (un elenco più esaustivo e approfondito è contenuto nella versione integrale della relazione).