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L’altra Pompei che non vedremo mai più, perché lo Stato non ha i soldi

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C’è un’altra Pompei che non vedremo mai più.

Un’altra Pompei che è stata scoperta dal lavoro di ricercatori italiani, ma che lo Stato non si può permettere di tenere alla luce.

Perché non ha i fondi necessari. E il paradosso è che ci dovremo accontentare di una riproduzione.

Una riproduzione pagata dal ministero dei Beni Culturali.

Accade tutto ancora una volta in quel grande tesoro a cielo aperto che è la Campania.

Il villaggio dell’Età del bronzo di Nola, chiamato la Pompei della preistoria, risalente al 1800 a.c. è stato scoperto in località Croce del Papa al confine tra i comuni di Nola e Saviano.

La sua eccezionalità, unica al mondo, consiste nel modo in cui si è conservato. In altri siti rimangono solo i buchi nel terreno dei pali lignei, come orme ormai lontane.

L’eruzione del Vesuvio (detta delle pomici di Avellino) lo ha ricoperto di pomice e cenere, dopo alcune ore un’illusione fangoso lo ha investito effettuando un vero e proprio calco di tutte le strutture in legno, della paglia, dei vasi, dei forni, del cibo.

È rimasto perfetto nella sua impronta negativa 3D.

Sponsorizzato in tutta Europa a meno di un decennio dalla sua scoperta, rinvenuta per caso durante la costruzione di un edificio commerciale, è ormai perso per sempre. L’ennesimo tesoro italiano morto e sepolto. Questa volta sepolto davvero.

Senza risorse economiche e senza cure è rimasto alla mercé della falda acquifera sottostante che lo ha inondato tanto che il Ministero dei Beni culturali ha disposto il rinterro di tutto il sito archeologico per ricostruire una copia in scala 1:1.

Proprio così un villaggio finto, una riproduzione come lapide sulla tomba di un tesoro assassinato.

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Published by
Francesca Giovannoli