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Il giudice silenzioso che combatteva la mafia
29 Mar 2014 09:10

Il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, ha scoperto la targa con cui si intitola a Luca Crescente, il magistrato morto nel 2003 per un infarto, la sala riunioni della Procura di Palermo.

Presenti la moglie, Milena Marino, e i figli; i colleghi non solo della Procura, gli amici e quanti lo hanno conosciuto. “Conosciamo tutti – ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci – l’impegno professionale e lo scrupolo di Luca, era un punto di riferimento per tutti noi. Quello che mi preme sottolineare è la sua discrezione, non scadeva mai nel protagonismo. Questo portava talvolta un osservatore superficiale a non dare il giusto rilievo al suo lavoro che invece era sempre puntuale e profondo”.

Alla cerimonia hanno partecipato anche il procuratore generale Roberto Scarpinato, l’avvocato generale Ignazio De Francisci, gli aggiunti, Dino Petralia, Claudio Corselli e moltissimi sostituti della Procura di Palermo.

Presenti anche Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta, Salvatore Cardinale (attuale presidente della corte d’appello di Caltanissetta), Claudio Siragusa, oggi sostituto procuratore a Napoli e all’epoca in servizio a Palermo e insieme a Crescente impegnati entrambi nelle indagini della Dda relativamente al territorio agrigentino.

“Quello della Procura è un bellissimo gesto. La memoria è vita. Mio marito e le persone che come lui si impegnano ogni giorno per la giustizia hanno lasciato un patrimonio permanente alla legalità. E’ importante che questo venga sempre ricordato”. “Il lavoro è sempre stato una parte centrale della sua vita – ha spiegato Milena Marino e la sua morte è stata sicuramente causata dall’intensità che metteva ogni giorno nell’esercizio della sua professione”.

Nella sua carriera Luca Crescente ebbe modo di occuparsi di svariati fenomeni criminali: dalla pirateria informatica nel settore delle telecomunicazioni – nel quale sin dal 1993, tra i primissimi in Italia, aveva elaborato un sofisticato protocollo investigativo che gli aveva permesso di raggiungere eccellenti risultati nell’accertamento delle clonazioni – alle indagini e ai processi di criminalità mafiosa che aveva condotto con ineccepibile rigore, ottenendo l’arresto di numerosi latitanti e la loro condanna all’ergastolo. In questo settore era diventato uno dei magistrati più apprezzati.

“L’intitolazione di questa sala – ha ribadito – è un importante riconoscimento alla memoria. Questo è un luogo simbolico dell’attività della Procura della Repubblica”. Milena Marino vorrebbe che suo marito fosse ricordato “per la sua normalità. Si approcciava con semplicità e con umiltà al suo lavoro, nella costante ricerca della verità. Quest’omaggio dei suoi colleghi, che non l’hanno mai dimenticato e che trasmettono il suo ricordo a chi non l’ha conosciuto, mi trasmette l’affetto che c’era e c’è ancora attorno a Luca”.


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