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Va’ dove ti porta il cuore: è quello il tuo posto nel mondo
04 Ago 2013 06:35

Un posto nel mondo. Quando si va verso i 30 non si cerca altro. Roma, Londra, Lisbona. Dove ci porta il cuore, il posto giusto dove andare o semplicemente la ricerca di un dolcissimo ricordo da riportare a casa.

Ognuno cerca il suo posto nel mondo. Come se ne esistesse uno. Come se esistesse davvero un solo posto nel mondo dove stare. Come se esistesse un posto che ci aspetta, un posto dove andare a cercare quel qualcosa di noi che ci portiamo dentro da sempre e che vorremmo ritrovare un giorno da qualche parte. Un’immagine di noi come un’immagine di sogno. O forse, semplicemente, quel che cerchiamo è qualcuno che ci aspetta, in qualche piazza di Londra, tra i parchi di Roma o affacciato su qualche Miradouro a stupirsi della luce ancora così chiara, anche di sera, tra le strade di Lisbona. Qualcuno che senza aspettarselo alla fine riesce a trovarci pur in mezzo a tanta gente, qualcuno che nel cuore sente sempre suonare una bella canzone e nella testa conosce già da adesso la strada giusta da inseguire per diventare ciò che avrebbe voluto essere da sempre.

Credo che la nostra generazione sia la più peregrina tra quelle che si sono susseguite negli ultimi secoli. Ognuno vuole andare a cercare che aria tira oltre confine. Nessuno vuole sposarsi. Pochi, alla mia età, pensano ad avere figli. La verità è che si ha una paura fottuta di fossilizzarsi. Una paura da dentro che si oppone a qualsiasi tentativo di stabilità. La paura è quella di perdere di vista quell’immagine di noi che si aveva da bambini, i sogni inconfessabili dell’adolescenza, la certezza che con uno zaino in spalla si sarebbe saliti prima o poi sul traghetto che gira intorno al mondo. E non lasciarsi sfuggire niente. E svegliarsi ogni mattina, per partire di nuovo, alla ricerca di nuovi posti e nuovi luoghi.

Quello che si ha paura di perdere, forse, è proprio questo. La voglia di svegliarsi ogni mattina per andare a cercare il proprio posto nel mondo, fingendo di non aver capito già da un po’ che un proprio posto nel mondo, un unico posto nel mondo, non c’è mai stato. È solo un’illusione, l’illusione necessaria ad ogni uomo che ha pur bisogno di un qualche motivo per non fermarsi mai, per non spegnerla mai quella strana e insaziabile curiosità, quella cosa che ci vibra dentro e ci costringe, tra una stretta allo stomaco e un sorriso strappato a fatica nei cosiddetti momenti peggiori, a guardare il mondo, ogni giorno, con altri occhi.

Un ringraziamento particolare va a Pirandello per aver scritto una novella con questo titolo. E ai Sigur Ros che mentre scrivevo continuavano a cantare una canzone dove ogni tanto una voce fuori campo sospirava: Open your eyes. E ringrazio la mia libertà, che mi porta a sgattaiolare lontana ogni volta che qualcuno cerca di ferire i miei occhi sempre aperti alla ricerca del prossimo traghetto che gira intorno al mondo. C’è chi dice che il proprio posto nel mondo è vicino all’uomo o alla donna della nostra vita.

Ma io che nell’anima gemella non ci credo, forse sarò costretta a trascorrere il resto della mia vita a cercare il mio posto nel mondo. C’è da dire che non rischierò mai di annoiarmi. Ma nel frattempo spero solo di non dimenticare mai che fondamentale più di ogni altra cosa è imparare a distinguere il mio volto dalle mille maschere di cartapesta che in ogni posto andrò incontrando e che per forza di cose mi troverò costretta ad indossare.

René Art Novel

Foto di Eric Gimenes


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