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La cultura da sola non basta per salvare il mondo
23 Nov 2016 08:30

L’ idea che la cultura da sola salverà il mondo ha messo radici e tarda a morire. Ne abbiamo viste, però, abbastanza per affermare che da sola la cultura non farà un bel niente. Anzi, al contrario, chi ha studiato di più, potrebbe avere le armi più affilate per meglio imbrogliare il prossimo, se lo vuole. Lungi da noi, naturalmente, l’ idea di tessere l’ elogio dell’ ignoranza. Mi meraviglia questa equazione: più cultura uguale progresso spirituale e morale di una persona.

Don Luigi Ciotti e Raffaele Cantone, in occasione dell’ anniversario della morte di Don Peppino Diana, ribadirono con forza che la corruzione è il male maggiore da estirpare dalla nostra società. Don Ciotti disse di essere stanco di sentire parlare di legalità e di antimafia. Avanzava come un uragano, don Ciotti, accennando anche alla mafia delle parole. Quando la parola viene stiracchiata, abusata, tradita per non farle dire quello che essa vorrebbe e dovrebbe dire. Quando la si maltratta per i propri interessi.

A sua volta Cantone insisteva sul fatto che da sole le leggi non potranno mai bastare a fermare la corruzione. Che la repressione è importante ma arriva sempre dopo, a danni fatti, quando la stalla è già svuotata. Che occorre arrivare alla “antimafia del cuore”. È tutto vero. Occorrono leggi giuste e, al bisogno, severe. Leggi che debbono essere rispettate da tutti. Occorre dare ai magistrati strumenti idonei per incastrare e condannare chi, per scopi personali, rovina il territorio, la politica, la società, la salute della gente. Ma, soprattutto, spegne la speranza nei cuori dei giovani.

Allora meglio sarebbe chiamare le cose con il giusto nome. Quello che serve, che è indispensabile per una convivenza civile dell’ umanità è avere un cuore onesto. Un cuore che mai prenderebbe per sé ciò che appartiene a tutti. La Chiesa chiama “conversione” questo desiderio di impegnarsi per il bene. In termini laici lo potremmo chiamare rispetto delle regole e delle persone, amore per la propria terra. Filantropia. Insomma parliamo di persone perbene. Galantuomini. Galantuomini di cui la storia è piena e che troviamo dappertutto. Tra i colti e gli analfabeti. Nelle società avanzate e in quelle più arretrate.

Allo stesso modo, anche i delinquenti li troviamo camuffati dappertutto. Tra gli analfabeti e i laureati. Nelle società opulenti e in quelle primitive. Dobbiamo certamente darci da fare perché tutti possano accedere alle aule universitarie. Il sapere allarga gli orizzonti. Scienza e tecnica rendono la vita meno pesante. Arte, poesia, letteratura, musica nutrono gli animi di bellezza e di stupore. Eppure il male inteso come orgoglio, avarizia, bramosia di potere, volontà di affermare le proprie idee è un virus che attacca chiunque. Un morbo dal quale immunizzarsi. La scienza è neutra, lo scienziato non lo è mai.

Al di là della cultura, quindi, necessita l’ umiltà di maneggiarla per il bene di tutti. Anche chi non crede che i testi biblici siano stati ispirati da Dio, potrebbe prenderli in considerazione almeno come testi di saggezza antica. Si accorgerebbe, allora, come l’ autore sacro ha la consapevolezza che nel cuore dell’ uomo – di ogni uomo – alberga il desiderio di fare il bene e la tentazione di fare il male.

Per questo motivo san Paolo si chiedeva: «Chi mi salverà da questo corpo di morte?». L’ illuminismo pensò di avere trovato la soluzione e calcò la mano sulla cultura come panacea per tutti i mali. Dopo due secoli possiamo dire che prese un grande abbaglio. I peggiori corrotti, quelli cioè che non rubano la gallina del vicino, ma che, senza scrupolo, affamano, condannando a morte, sterminano interi popoli con le loro fissazioni i loro affari disonesti non sono di certo analfabeti. 


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