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#Charles Moulin da #Parigi a #Castelnuovo al Volturno, storia di un pittore/eremita nel film-documentario di Pierluigi Giorgio
26 Gen 2016 08:15

Nell’immaginario della gente della Valle del Volturno, nel territorio che è lambito dal fiume che lì ha la sua sorgente, si tramanda da vari decenni una storia che ha in sé i segni del racconto/romanzo e della meraviglia.

Si narra dell’arrivo in Castelnuovo al Volturno, dalla lontana Francia, di un pittore Charles Moulin (Lile 6 gennaio 1869-  Isernia 21 marzo 1960) che seguendo un richiamo interiore e un’amicizia castelnovese  giunse nel piccolo borgo a ridosso delle montagne, era il 1911. Ma queste terre baciate da una luce ammaliante e da una natura selvaggia e suadente abitata da gente umile e nobile nello spirito e nella concretezza del vivere, diventeranno per il pittore francese una malia della quale non poter più fare a meno.

Per Moulin (Accademia delle Belle Arti di Parigi- vincitore del Prix de Rome nel 1896- importanti impegni artistici in New York) il suo luogo, la sua terra di ispirazione creativa e di pensiero saranno le Mainardi e Castelnuovo al Volturno nei quali resterà per oltre quaranta anni, sino alla morte. Un rifugio-baracca tra le rocce di Monte Marrone diventerà la sua casa e qui assorbirà tutte le declinazioni e le sfumature della luce che proprio sulle Mainardi ha un che di speciale, sempre qui, con numerose comparse anche in paese- dove veniva chiamato con rispetto mssiù mulè- sceglierà la sua tavolozza per esprimersi dipingendo dettagli e panoramiche di paesaggi, nello stesso tempo cercherà il perché della sua esistenza nel privilegio del dialogo continuo con la natura, con i suoi animali e le sue piante e soprattutto con il suo mistero che saprà rappresentare nelle opere dallo stile poetico e realistico/onirico.

Cercherà di cogliere e di rappresentare l’arcano della vita nei suoi lavori che diventano il tramite per vivere completamente per l’arte, per essere fedele alla sua filosofia di vita  e di pensiero che si potrebbe sintetizzare nella necessità della pace percepita come armonia fra uomo e natura che Charles Moulin trovò nei territori volturnensi.

Al pittore francese, il regista e attore Pierluigi Giorgio, noto documentarista per la trasmissione Geo e Geo, vincitore di svariati premi nazionale e internazionali per la sua attenta e continua attività di regista, scrittore, sceneggiatore, ha dedicato il film-documentario Charles Moulin – Il poeta del pastello  a cui ha lavorato, nella fase della raccolta di materiale, interviste e ricerche, per oltre sette anni.

Una perfetta assonanza si coglie fra Giorgio e Moulin – anche il regista ha lasciato Roma per Jelsi, un paese molisano che lega alle spighe di grano la sua storia e la sua creativa partecipazione ai ritmi saggi della campagna.  Una capacità speciale di entrare nel personaggio Moulin, pittore, poeta, filosofo, uomo attento all’altro, è la nota specifica e dominante del film ( durata un’ora e quindici minuti) che coglie pienamente il pensiero di Charles Moulin  che si potrebbe semplificare nella necessità di credere all’ “amore e al rispetto per la natura, all’uomo e a tutte le cose belle…”.

L’interpretazione è sintonica e trascinante soprattutto nelle scene  di sdoppiamento e di sovrapposizione  tra  Pierluigi Giorgio e Moulin, con sullo sfondo la vallata profonda e magnifica che dalle Mainardi  appare come un Eden, vicino, possibile e ancora intatto. Sapienti e ben riusciti  il montaggio e la fotografia affidati a William Mussini, indovinati i personaggi, quasi tutti di Castelnuovo (con conoscenza diretta del pittore-eremita vissuta come un privilegio da custodire e amare), ben scelte le musiche  e le canzoni, intense la scrittura dei testi e la sceneggiatura in un mix appassionato e coinvolgente, abbellito e sorretto dai paesaggi e dai borghi della Valle solcata dal Volturno.

Il film-documentario, appoggiato e promosso pienamente dal giovane sindaco di Rocchetta al Volturno, Teodoro Santilli, ben disposto e attento a interagire con i discorsi culturali e a tradurli in realtà che interagisca con cittadini e luoghi, (con la collaborazione di Regione Molise, Parco Nazionale Abruzzo Molise Lazio, Comune di Campobasso e degli sponsor Molise Cultura, DolceAmaro Confetti Papa, Ristorante Il Giardino-Roma, Watersound Gallery di Brian Collier) è un tributo e un riconoscimento all’opera pittorica di Moulin ma anche al suo spirito/daimon che continua a palpitare tra le rocce e i boschi delle Mainardi.

Lo immaginiamo lì ancora a conversare con il vento, con le nuvole, con l’erba, con tramonti e albe, con tutte le creature del bosco- serpenti compresi- e a dirci tramite la sua pittura/esistenza che il vivere pacifico, profondo e rispettoso con i ritmi della natura sono i battiti stessi della vita. Ed è questa la quintessenza stessa del film.


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