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Il direttore delle case popolari di Chieti guadagna di più di quello di Milano
27 Mar 2014 06:04

Il consiglio regionale oggi ha ascoltato in audizione i vertici dell’Ater Chieti in merito al piano di rientro, attraverso la vendita di alloggi pubblici per un totale di 300 mila euro, per far sì che l’Ater di Chieti possa saldare parte del suo debito, che ammonta in totale a circa 7 milioni di euro, nei confronti di un istituto di credito locale.

Quello stesso ente, è guidato dall’Ing. Domenico Recchione che nel 2012 ha ricevuto 325 mila euro, a cui vanno sommati 52 mila euro di arretrati, per gestire 2600 alloggi.

A Milano lo stesso lavoro è svolto da un direttore che guadagna 190 mila euro l’anno.

In quel caso però, gli alloggi da gestire sono 76 mila, ovvero trenta volte quelli situati sul territorio di Chieti e amministrati dall’Ing. Recchione.

Pur se senza dubbi oltremodo gratificata, è stata proprio una gestione inefficiente e mediocre a produrre debiti per milioni di euro.

A questo va sommato il danno patrimoniale causato dalla svalutazione di immobili tenuti in molti casi in uno stato fatiscente e quello di immagine originato dai recenti casi di presunta corruzione che hanno coinvolto l’ex commissario Ater-Chieti.

Ritengo scandaloso fondare un piano di rientro sulla sottrazione del diritto alla casa.

Di fronte ad un bene necessario come un alloggio, mi sembra degradante moralmente che la prima proposta per il piano di rientro sia stata la messa in vendita degli immobili, invece che la netta riduzione delle spese ingiustificabili, inutili e improduttive ovvero il taglio netto dello stipendio dei manager ATER, utilizzando così i fondi risparmiati per la copertura dei debiti e il restauro degli edifici in stato di abbandono.

Si pensi a stabilire un tetto più basso agli stipendi d’oro. Forse così diventerebbe anche più semplice darne uno a chi la casa non ce l’ha.


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