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In ricordo di Francesco, giornalista precario
25 Lug 2014 09:59

In memoria del collega isernino scomparso un anno fa è sorta un’omonima associazione culturale che istituirà un premio giornalistico nelle scuole superiori. Primo appuntamento il 29 luglio prossimo con il convegno-dibattito ‘Il circuito mediatico-giudiziario: quando l’inchiesta diventa fiction’: ospiti d’onore, Carmelo Abbate e Maria Corbi.

Giornalista precario. A 51 anni. Il mio ricordo di Francesco Casale, collega scomparso il 29 luglio 2013, è un’immagine malinconica, ma tristemente vera. Francesco era uno dei decani della nostra professione, nella piccola Isernia. Per circa trent’anni ha raccontato cosa accade nel Molise, la mia terra. La sua terra, che amava più di ogni altra cosa. Era una ‘firma’, Francesco, in un pianeta a parte, il Molise appunto, dove valorizzare i talenti è ancor più utopico che altrove. Era un reporter preciso, lucido, intelligente, acuto. Ma Francesco, purtroppo, era soprattutto un precario.

Parlare di lui, ancora oggi, a distanza di un anno, mi emoziona dal profondo. Mi fa venire il magone. Negli ultimi sei mesi della sua vita ci sentivamo praticamente tutti i giorni, salvo rare eccezioni. Ci confrontavamo. Discutevamo. Di politica, la sua grande passione, un tempo anche la mia, prima che la democrazia venisse mandata in soffittata da Napolitano, Monti e soci. E di cronaca, nera e giudiziaria, noi cronisti di provincia che ci recavamo, quasi ogni giorno, in tribunale a ‘cercare’ le notizie. Tra noi c’era stima, rispetto. Eravamo diventati amici sul lavoro, grazie al lavoro. Entrambi consapevoli che la ‘guerra tra poveri’, nel nostro mestiere, non porta a nulla. Animati dalla sana competizione che fa parte del nostro mestiere, ma senza inutili colpi bassi che troppo spesso fan parte di un gioco che non ci ha mai visti giocatori.

Volevo bene a Francesco. Con lui condividevo tante altre passioni, non solo il giornalismo, non solo la politica. Il Milan, tra gioie e dolori. Poi il cinema, quello d’autore. E il jazz, lui quello più atmosferico, io quello più ritmato. Ma l’ho scoperto dopo, quando era troppo tardi. In suo onore, queste passioni ho inteso farle rivivere, insieme a un gruppo di colleghi che con me hanno deciso che Francesco non può essere dimenticato.

Lo scorso anno, sull’onda emotiva derivante dalla sua morte, a Isernia si tenne una serata-evento a lui dedicata. Era il 28 settembre, il suo ricordo era palpabile, freschissimo in noi tutti. Avemmo come ospite d’onore Domenico Iannacone, premio Ilaria Alpi 2013, ‘campione’ del giornalismo televisivo e professionista dalle straordinarie umiltà e umanità. Gli chiesi, lui molisano doc emigrato fuori regione in cerca di fortuna, come si diventa Domenico Iannacone. Lui, a malincuore, mi rispose: “Purtroppo te ne devi andare”. Quel giorno capii che l’ingiusta sorte toccata a Francesco, nonostante le indubbie qualità, dovesse essere un monito per noi tutti, giornalisti molisani ‘in cerca d’autore’. Presi il microfono, intervenni a margine, spiattellai ai pochi politici rimasti ad assistere che abbiamo bisogno di una legge sull’editoria ‘vera’, in Molise. Non di dare soldi pubblici agli amici e agli amici degli amici, imbavagliando la stampa e arricchendo più di qualcuno che sfrutta chi lavora, a stento lo paga e nemmeno gli versa i contributi, nel silenzio generale.

Da allora, la situazione non è cambiata di una virgola. Ma non mi arrendo, ci credo ancora. Come avrebbe fatto lui, che era un sognatore. Un testardo sognatore, convinto delle proprie idee, capace di difenderle fino alla fine. Merce rara. A lui mi lega un ricordo che quasi non so descrivere, con un aggettivo. Erano i primi di maggio dell’anno scorso, si apriva la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Isernia. Francesco, da sempre schierato a sinistra, scelse di stare con gli amici di sempre. Io mi trovai dall’altra parte, ero l’addetto stampa. Scelsi di uscire allo scoperto, mi autosospesi dal giornale per cui lavoravo. Per quasi un mese non ci sentimmo al telefono, impegnati sui rispettivi fronti. Ci incontrammo solo una volta, ma nella frenesia elettorale parlammo molto poco. Poi la campagna elettorale giunse al termine, e non mancarono le legnate. Noi dovevamo inseguire e passammo all’attacco. La storia del programma copiato di sana pianta a Camaiore fu un terremoto. Antipatica, ma necessaria, in una competizione elettorale. Poi gli elettori scelsero, e il centrosinistra vinse al primo turno per circa 75 voti. Un’inezia, ma tanto bastò. Dopo qualche giorno, Francesco mi telefonò. “Bravissimo, spregiudicato, agguerrito, senza di te non sarebbero andati da nessuna parte. Complimenti davvero. Lo hanno detto tutti. Sei stato veramente grande. Volevo dirtelo”. Rimasi senza fiato. Ce le eravamo date di santa ragione, gli ultimi giorni. Ma la fede politica non aveva fatto vacillare nemmeno per un attimo la sua stima nei miei confronti. Una lezione di lealtà: questo era Francesco.

Per lui, il 10 luglio 2014 è nata un’associazione culturale che ne porta il nome. Mi onoro di essere il vicepresidente, vicario della presidentessa Valentina Ciarlante, grande amica ed eccellente collega, che con Francesco ha lavorato, per anni, nella stessa testata. L’associazione opera per l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale e di promozione dei principi dell’articolo 21 della Costituzione, e si propone di promuovere, a tutti i livelli, la libertà di espressione e informazione nonché di fare da interlocutore con le istituzioni per tutto ciò che concerne il giornalismo, l’informazione la comunicazione.

E’ aperta a tutti, non solo ai giornalisti. Ma sono soprattutto loro, in special modo i precari, che in noi possono trovare un punto di riferimento. Il primo evento in memoria di Francesco Casale cade martedì prossimo, 29 luglio. Una scelta non certo casuale: un anno fa, quel giorno, Francesco andava via in silenzio. Improvvisamente, inesorabilmente.

Abbiamo scelto un tema di grande attualità: il delicato rapporto tra  giustizia e informazione e le sue più o meno evitabili distorsioni, che possono essere un rischio per le nostre libertà e per l’intero Stato di diritto. ‘Il circuito mediatico-giudiziario: quando l’inchiesta diventa fiction’: questo il titolo del convegno-dibattito, che inizierà alle ore 18 in piazza Celestino V.

Relatori d’eccezione, Rossana Venditti, sostituto procuratore della Repubblica di Campobasso; Antonio Lupo, Tgr Rai e presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise; Giuseppe Di Pietro, Agi e presidente dell’Assostampa Molise; e, ospiti d’onore, Carmelo Abbate (Panorama) e Maria Corbi (La Stampa), punte di diamante del giornalismo d’inchiesta nazionale e non solo, saggisti, scrittori, opinionisti.

Il modo migliore di ricordarlo, secondo noi. Ma non il solo. Da settembre, infatti, in sua memoria partirà un omonimo premio giornalistico per le scuole secondarie di secondo grado, che intende valorizzare il migliore elaborato, scritto nella forma dell’articolo di giornale realizzato dagli studenti delle classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado del Molise, nel corso dell’anno scolastico 2014/2015. L’iniziativa, che si pone l’obiettivo di potenziare le competenze comunicative degli studenti e di avvicinare i giovani al mondo e alla professione giornalistica, si concluderà a fine giugno 2015.

Ma non è ancora finita. Faremo proposte all’Ordine e all’Assostampa, in tema di legge sull’editoria, per pungolare la politica. Per cambiare le cose, per realizzare un piccolo sogno. Francesco ne aveva uno: pubblicista, avrebbe voluto diventare professionista. Ma in Molise, praticamente, non è permesso: costa troppo. Chissà come sarebbe stato contento, oggi che esiste il ricongiungimento. E’ per lui, anche per lui, che la battaglia per i diritti dei precari deve andare avanti. Senza sosta.


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