Non posso che unirmi all’accorato appello del Papa che, nel suo messaggio in occasione della 102ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che ricorre proprio oggi, rivolge le sue parole di vicinanza ai migranti, ma fa anche riflessioni molto profonde su come la nostra società debba subito uscire dalla gestione emergenziale dei fenomeni migratori, preparandosi ad affrontare quello che è ormai un mutamento strutturale, con progetti e azioni concrete che “tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono volti nuovi alle società e ai popoli.”
In Basilicata, ad esempio, oltre ad aumentare la nostra disponibilità ad accogliere, proprio nei giorni caldi dell’emergenza, abbiamo contemporaneamente firmato un protocollo che mette attorno ad un tavolo operativo tutti coloro che a vario titolo hanno un ruolo nella gestione dell’emergenza, per affrontare fin da subito tutti i nodi della questione e non lasciarla alla buona volontà di qualche amministratore locale o, peggio, di associazioni e cittadini volenterosi e ospitali.
Ma se da un lato ci vogliono azioni concrete e strategie, dall’altro lato, non possiamo trascurare il fatto che qui si parla di uomini e donne, di storie drammatiche e quotidiane di chi vive tra naufragi, stenti, violenze.
Come non possiamo neanche trascurare la crescente deriva xenofoba, in alcuni casi strumentalmente alimentata, che si diffonde come un virus in tutti i settori della nostra società. Tanto facile da trasmettere, ancor più difficile da superare.
Capisco che noi tutti ci troviamo a vivere, per la prima volta in maniera così da vicino, una sfida al nostro orizzonte culturale. Ma questo non deve impedirci di utilizzare cuore, anima e testa, oltre che i valori su cui si fonda il nostro progresso, per combatterla, affrontandola anche e soprattutto dentro noi stessi, provando ad aprirci a punti di vista diversi dal nostro, facendo prevalere all’odio, quel senso di accoglienza e di comunità, senza i quali non esiste politica di integrazione che tenga.
“Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, poniamo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno.”
(Paulo Coelho)
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