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La Chiesa nell’era di Facebook e Twitter: quando la fede è 2.0. E Papa Bergoglio…
21 Mag 2013 16:47

E’ proprio vero: le vie del web sono infinite anche quando si parla di “sacre” vie. La prima iscrizione di Papa Benedetto XVI a Twitter con l’account Pontifex nel 2012 e l’elezione del nuovo Papa argentino Jorge Mario Bergoglio, lo scorso 22 marzo 2013, hanno dato uno scossone 2.0 all’istituzione ecclesiastica che da secoli proclama la propria spiritualità in maniera tradizionale.

Nell’era del web 2.0, la Chiesa Cattolica, grazie al messaggio di umiltà e purezza trasmesso da Bergoglio, vuole stabilire un contatto più diretto con i suoi fedeli, aprendosi al confronto e, soprattutto al dialogo con i non credenti, oltrepassando confini, differenze sociali, generazionali e linguistiche.

La Chiesa sceglie Facebook e Twitter per comunicare con molti giovani che non conoscono i precetti del cattolicesimo e dimostrano, nei confronti di esso e dei suoi rappresentanti, solo indifferenza e talvolta, un preoccupante disprezzo. Grazie ai social network la Chiesa si umanizza, avvicinandosi ai reali problemi della gente comune e proponendosi come un centro privilegiato per stringere rapporti solidali con tutti i popoli del mondo.

Sacerdoti, suore e seminaristi approdano nel mare magnum della Rete, presentando messaggi di pace, invitando i giovani a non arrendersi e istituendo veri e propri momenti di associazione che altrimenti, non potrebbero essere organizzati in altri luoghi.

Sono stati necessari 2013 anni affinché il trascendente incontrasse l’immanente, proprio sulle reti sociali. La concretezza della Chiesa e il suo spirito di rinnovamento si ritrovano anche nelle parole di Don Sciortino, pronunciate durante un’intervista di Giovanni Valentini, “La Rete è ambiente sociale e l’uomo deve trovarci anche la Chiesa”.

Tuttavia, se da un lato la Chiesa può recuperare le sue “pecore smarrite”, avvalendosi dello straordinario potere dei social network, dall’altro è pur vero che, in uno spazio senza limiti geografici e in un tempo senza orologi, l’utilizzo dei social media rischia di sfociare nell’avverarsi della profezia della Torre di Babele.

Nella confusione di lingue diverse, di opinioni discordanti e spesso contraddittorie, nel turbine della sfrenata ricerca delle verità di fede, sarà sempre udibile la Parola di Dio e della sua Chiesa? E’ proprio Giovanni Valentini ad approfondire nel suo “La morale, la fede e la religione”, la grande sfida che attende la Chiesa proiettata verso la tecnologia nel corso dei secoli.

I social network dovranno essere sfruttati dalla religione per favorire l’aggregazione tra giovani credenti e miscredenti, stimolando il confronto e rinunciando a qualsiasi forma di isolamento o apartheid.

La Chiesa Cattolica s’impegna socialmente, chiedendo ai suoi messaggeri di fede di non lasciarsi affascinare dagli aspetti più negativi della tecnologia, di non cadere nella trappola degli effetti della comunicazione effimera e svuotata di qualsiasi contenuto, ma di resistere alle tentazioni, razionalizzando il più possibile il tempo trascorso in rete. Account come Pontifex saranno sempre più efficaci quanto un’omelia tradizionale perché contribuiranno a diffondere il messaggio del Vangelo 24 ore su 24, in ogni angolo del pianeta, in milioni di lingue.

I propositi della Chiesa Cattolica sono lodevoli e sorprendono qualsiasi aspettativa dei più conservatori. Sarà solo un estremo tentativo di inseguire una tendenza mediatica? Una promozione religiosa che ricorda i messaggi agli elettori dei politici? Faber est suaequisquefortunae (ciascuno è artefice della propria sorte), come dicevano gli antichi latini. Anche perché, il problema non è mai lo strumento ma l’uso che se ne fa. E vale anche per la Chiesa.


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