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La Porta di Paladino a Lampedusa
22 Apr 2016 08:45

Bisogna andarsela a cercare fino agli scogli di contrada Cavallo Bianco. Insolito posto, per un monumento: a pochi metri dal mare, lontano dal centro abitato. La si scopre quasi per caso avventurandosi bussola alla mano, alla ricerca del punto più a sud di Lampedusa, che è la terra emersa più a sud di tutto il continente europeo.

A un certo punto, nel bel mezzo del nulla, si sottrae alla piattezza dell’orizzonte la Porta d’Europa immaginata da Mimmo Paladino proprio per questo spigolo di finis terrae, che arriva quando veramente la terra sembrava finita da un pezzo.

I più avventurosi riescono ad arrivarci su due ruote, approfittando delle variazioni genetiche che subiscono i vespini delle isole, creature mutanti in grado di affrontare gli sterrati più impervi. Ci vengono spesso le coppiette che immaginano l’Africa di là dal mare e si baciano in preda alla suggestione. Poi magari, prima di andare via, incidono i loro nomi e un cuore trafitto sulla porta che sarebbe dedicata a tutti i migranti che idealmente l’hanno attraversata.

(A quanto pare è un istinto inevitabile, quello di scrivere il proprio nome sui monumenti. Flaubert cita un Thompson che incise a caratteri cubitali il suo nome su una colonna romana, e lo consacra milite ignoto dei cretini che vogliono passare alla storia, sia pure come parassiti della pietra millenaria).

L’ultima volta che ho visto la porta di Paladino a Lampedusa era piuttosto malridotta, e vedendola ero rimasto indignato. A parte che in pochi anni la salsedine aveva fatto un gran lavoro, ogni tanto qualcuno veniva a staccarne un pezzo per portarselo via. Poi mi hanno detto che è stata restaurata, ma non c’è da dubitare che nel frattempo salsedine e vandalismo abbiano ripreso il sopravvento. La restaureranno ancora, forse. Ma alla lunga è inevitabile che saranno loro a prevalere: salsedine e vandalismo.

A pensarci bene, però, forse è giusto così. Se Paladino ha immaginato di piazzare la sua porta proprio in un posto del genere significa che l’azione combinata di tempo, vento, salsedine e uomini faceva parte del progetto artistico. Una forma di obsolescenza programmata.

La Porta di Lampedusa non ha la pretesa di durare per sempre, come tutte le cose umane. Anche l’Europa, di cui idealmente qui si rappresenta l’inizio, dovrebbe rassegnarsi a non pretendere di essere eterna. Ma aprire la porta d’Europa significa non lasciarla sfondare: e durare magari un pochino di più.


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