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La Sicilia riparte, nel 2023 il Pil sfonderà per la prima volta il tetto di 100 miliardi
05 Lug 2022 17:16

La Sicilia riparte e il suo Pil per la prima volta supererà nel 2023 il valore simbolico di 100 miliardi di euro. E’ il dato più ghiotto della premessa al DEFR Sicilia 2023-2025, il documento di programmazione economia e finanziaria regionale, che reca in calce la firma dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao.

Nel report dell’amministrazione regionale viene chiarito che “il valore del PIL programmatico della Sicilia per il 2022 è previsto in crescita del 3,8%, dopo il + 5,7 % del 2021, mentre, per il 2023, l’incremento si dovrebbe attestare al 3,9%, registrando così un aumento superiore a quello nazionale che, nel DEF statale, raggiunge il + 3,1%% nel 2022 ed il + 2,4% nel 2023. In termini di scenario va sottolineato che la crescita prevista dal quadro descritto non solo consente, già dal prossimo anno, di andare ben oltre il recupero di quanto perduto nel 2020 (- 8,4%), ma soprattutto di raggiungere i 100 miliardi € di PIL, soglia mai conseguita dall’economia regionale, pur di fronte ad un crescente fenomeno inflattivo in rapida evoluzione”.

Il debito della Sicilia scende del 16,4 %

Per raggiungere questo obiettivo è stata adottata una strategia di riqualificazione della spesa regionale, con particolare attenzione alla gestione del debito. “Quando si é insediato l’attuale governo regionale – spiega la nota dell’assessorato di Via Notarbartolo – ha rinvenuto che l’indebitamento si attestava a poco meno di 8 miliardi (€ 7.902.383.242,00), frutto della sommatoria tra il debito in senso stretto e le anticipazioni di liquidità (artt. 2 e 3 del D.L. 35/2013 e dall’art. 34 del D.L. 66/2014). La scelta di non attivare nuovo indebitamento, pur di fronte all’esigenza di alimentare in termini finanziari gli investimenti, che si è comunque conseguita come si dirà, ha fatto sì che al termine dell’anno 2022, effettuato un drastico contenimento, tale indebitamento ammonterà a 6.603.311.372 € (-1.3 miliardi €), con una riduzione di oltre il 16,4% a carico della Regione e dei siciliani”.

Rinegoziati i mutui sanitari

Altro tassello della strategia finanziaria è quello legato alla ” rinegoziazione dei mutui sanitari”. Il paper siglato da Armao così spiega lo status di quelle partite economiche: si tratta di mutui “accesi in tempi risalenti (primi anni ‘2000) per far fronte al disequilibro del sistema sanitario regionale, con Cassa Depositi e Prestiti, che si è articolata in due tranches, una prima, di maggiori dimensioni, nel 2020 ed una seconda nel 2021. La Regione perfezionata la rinegoziazione giunge a risparmiare ben 633 milioni € di interessi sino al 2044, mentre, già per il 2022, la riduzione degli oneri finanziari si attesta a 43 milioni €, consentendo di liberare risorse finanziarie per un bilancio che prospettava difficoltà per l’incidenza delle minori entrate determinate dal succedersi delle crisi economiche. Stessa modalità è stata applicata alla rinegoziazione dei contratti derivati. Sotto questo profilo, il report indica “un risparmio netto di circa 50 milioni € e somme liberate per oltre 200 milioni €”.

Fiore all’occhiello della programmazione prossima ventura è l’ambito della transizione digitale”. Nel DEFR SIcilia 2023-202, è la “mossa del cavallo”, il chiavistello grazie al quale indirizzare la crescita e lo sviluppo socio-economico, “consentendo di superare i divari e gli svantaggi determinati dalla condizione di insularità”. Nel documento si specifica come “gli investimenti realizzati dall’Agenda digitale, con oltre 300 milioni € impegnati (oltre il 93% delle risorse destinate dalla programmazione europea 2014-20), la rete dei backbones landing points effetto di investimenti internazionali e centralità geografica fanno della Sicilia la regione più infrastrutturata sul piano digitale nel Mediterraneo”.

2022, l’anno dell’insularità

Infine, Il Defr Sicilia propone una precisa analisi di contesto. Indicando, cioè, il 2022, come l’anno dell’insularità. Nel preambolo al documento, infatti, si legge che “l’ormai imminente approvazione della riforma dell’art. 119 della Costituzione, l’approvazione della Risoluzione sulle condizione delle Isole da parte del Parlamento europeo, le iniziative del Comitato europeo delle Regioni, il riconoscimento degli svantaggi dell’insularità, dei suoi costi e delle misure di compensazione da parte del legislatore statale, la previsione di specifiche misure di riequilibrio negli atti di programmazione europea e nazionale consentono, come meglio si potrà precisare, di ritenere prossimo al conseguimento uno dei principali obiettivi delineati nei documenti programmatici di questo quinquennio”.

La Sicilia riparte nonostante un contesto complicato

Nei cinque esercizi finanziari sono consistenti i risultati ottenuti rispetto alla fase di apertura caratterizzata da carenza di liquidità, pesanti elementi di disequilibrio, ingente ed oneroso indebitamento, rilevante concorso alla finanza pubblica, ritardo negli investimenti. Sono stati anni difficili, attraversati dalle diverse ondate di pandemia da Covid-19, da crisi economiche con incremento dei tassi e dell’inflazione, a cavallo tra due programmazioni europee e nazionali, con molteplici cambiamenti di fronte sul piano politico nazionale che hanno reso più complessa la pur riattivata
interlocuzione istituzionale.

Dal 2019 la più grave crisi di sempre

Quella che stiamo attraversando è probabilmente la crisi economica, geopolitica e sociale più complessa e più grave cui sia capitato di assistere. Il Mezzogiorno ha incrociato la crisi economica determinata dalla pandemia da Covid-19 non avendo appieno recuperato le perdite di PIL ingenerate da quella degli anni 2010-12.
Quando stavano per manifestarsi concreti elementi di recupero, grazie alle misure adottate a livello europeo e nazione ed agli ingenti interventi predisposti dalla Regione per risollevare l’economia, sono sopraggiunte dapprima il repentino
incremento dei prezzi energetici e delle materie prime, che hanno raggiunto in alcuni casi i massimi storici, poi le conseguenze della guerra Russo-Ucraina, che tali prezzi ha contribuito a far crescere ulteriormente, e, da ultimo, l’inflazione cresciuta sino a raggiungere i livelli della metà degli anni ‘80. Tale evoluzione congiunturale ha determinato un rallentamento delle previsioni di crescita ed il differimento dell’obiettivo di pieno recupero nel breve termine di quanto perduto durante la pandemia e le crisi pregresse. Va peraltro precisato che l’incremento generale dei prezzi al consumo e la concentrazione dei rincari nel settore energetico, subisce una dinamica più gravosa in Sicilia rispetto al resto d’Italia a causa della condizione di insularità della nostra Terra che genera maggiori oneri per trasporti con pesanti effetti di riduzione della competitività del sistema economico regionale. Si sono così accresciuti i costi
derivanti dalla condizione di insularità.


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