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Per rilanciare il Sud dobbiamo azzerare subito il digital divide
23 Set 2013 08:00

Senza crescita al Mezzogiorno non c’è crescita sostenibile e durevole per il Paese. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, seppur con differenze e peculiarità, sentono forte, ancora, il peso di un gap incolmabile, di una questione Meridionale che mai è stata cancellata. E che oggi si è tradotta in digital divide.

Ma non è tutto: questa forbice continua ad allargarsi. In questo contesto, la banda larga può essere una chance, una opportunità di crescita capace di rinnovare i servizi della Pubblica Amministrazione, di dare visibilità ai territori del nostro Mezzogiorno anche a livello internazionale, con ricadute positive in ambito turistico, ma anche di sostenere le produzioni locali con offerte in rete capaci di raggiungere acquirenti sino ad oggi considerati come irraggiungibili.

L’azzeramento del digital divide ha tutte le potenzialità per tradursi nell’eliminazione di un deficit infrastrutturale che rilanci l’Italia, poiché i benefici degli investimenti avranno ricadute dirette su cittadini e imprese. Lo stato della copertura della larga banda (dove con “larga banda” si intende un accesso alla rete con velocità uguale o superiore a 2Mbps), aggiornato dal Ministero dello Sviluppo Economico al 30 giugno 2013, evidenzia un quadro non uniforme e pertanto ancor più preoccupante. Basti raffrontare un solo dato a caso: il digital divide su rete fissa in Lombardia e in Basilicata. Il primo si attesta al 2,7%, il secondo al 22,3%. Ancora una volta, si tratta di un’Italia a due velocità. Come invertire questa tendenza?

Dipende a molti fattori. Ma tanto dipende dalla volontà. La volontà politica, in primis. Occorre cancellare le solite promesse; ne abbiamo tanti di esempi di governi e amministrazioni che si sono succeduti lasciandole cadere nell’oblio. Occorre la determinazione della classe politica del Mezzogiorno. Ma anche la rivendicazione da parte dei cittadini. Non dimentichiamo che il Sud ha uno straordinario potenziale di risorse da incanalare e capitalizzare. Ha ottime Università e ottime risorse umane. Sono intelligenze che devono saldarsi a questa chiara e rinnovata volontà politica.

Infine, la banda larga è sì una leva economica, ma è anche una leva contro la criminalità organizzata. Il digitale permette la realizzazione di obiettivi di efficienza, efficacia, economicità, imparzialità, trasparenza, semplificazione e partecipazione.

Ma soprattutto digitale significa tracciabilità delle operazioni, degli atti, delle transazioni. E la tracciabilità è uno strumento potente contro l’illegalità. Si intravedono dei segnali di svolta. Ma siamo ancora all’inizio. Nello scorso giugno la Campania, prima di cinque regioni del Sud, ha avviato un progetto sulla digitalizzazione del territorio. Un investimento, coperto con fondi europei e privati, per un importo complessivo di quasi 160 milioni di euro. L’obiettivo è di coprire il 99% del territorio, in modo che anche il paesino possa viaggiare a 30 Mbps, sulle “autostrade del futuro”. C’è un piano anche per la Sicilia: 140 milioni di euro per la banda larga a quei 12 mila cittadini che ancora non dispongono neanche della connettività di base, e la banda ultra larga a oltre 30 Mbps a famiglie, imprese e ospedali.

Nei prossimi mesi toccherà ad Abruzzo, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia e Sardegna mettersi in carreggiata per colmare il digital divide. Toccherà alle loro classi dirigenti individuare, una volta per tutte, la chiave per una svolta.


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