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Quando Wojtyla gridò ai mafiosi: “Arriverà per voi il giudizio di Dio”
22 Apr 2014 09:38

Il primo Papa slavo e l’Italia: un rapporto di amore reciproco che ha accompagnato tutto il lungo pontificato di Wojtyla, a cominciare da quella famosa frase pronunciata nel lontano 16 ottobre 1978 (”Non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corriggerete”), che assicurò subito al neo-pontefice le simpatie nazionali, fino alla storica visita a Montecitorio del 14 novembre 2002.

L’Italia è stata per Giovanni Paolo II una seconda patria: è stata la sua ”diletta Nazione”, dove – primo straniero a sedersi sul trono di Pietro dopo oltre quattro secoli di italiani – ha aperto un nuovo capitolo nella storia delle relazioni tra papato e scena politica. Rispetto ai suoi più immediati predecessori, coinvolti a diversi livelli negli equilibri politici e nella dinamica sociale nazionale, Wojtyla non ha badato a prudenze e tatticismi.

Non è una casualità della storia se è stato il primo Papa a visitare il Parlamento italiano.
Giovanni Paolo II ha visto, nel suo lungo pontificato, la vecchiaia, il crepuscolo e la fine della Dc, cioè della tradizionale rappresentanza politica unitaria dei cattolici italiani. All’epoca della sua elezione, nel 1978, ha trovato un cattolicesimo italiano percorso dalle inquietudini post conciliari, una Chiesa sulla difensiva, sconfitta nel referendum sul divorzio e poi in quello sull’aborto, una società in cui i vescovi vedevano i ”segnali allarmanti” dello sbando morale.

Nel suo storico discorso al convegno ecclesiale di Loreto nel 1985, Giovanni Paolo II richiamo’ i cattolici a tornare a ”farsi forza trainante” nell’avvenire del Paese. Il Papa, già in quegli anni, lanciava la Chiesa cattolica italiana nella battaglia a difesa della vita umana e della famiglia basata sul matrimonio, contro quella che riteneva la cultura della morte rappresentata dall’aborto e dall’eutanasia.

Con la scomparsa della Democrazia cristiana e il fallimento dei tentativi di dar vita ad un unico partito di riferimento cattolico, il Papa domando’ alla Chiesa, nel convegno di Palermo del 1995, di fare politica ancor più di prima, ma senza delegare nessuno, per difendere i valori e l’unitarietà cristiana del Paese.

Il dialogo senza intermediari tra il Papa e la società italiana, anche sui problemi sociali e politici più spinosi, ha caratterizzato il ”regno” di Giovanni Paolo II. La parità scolastica e le sovvenzioni economiche per le scuole cattoliche, la difesa della famiglia basata sul matrimonio contro la legalizzazione di ogni altra forma di convivenza, la tutela della dignità umana contro le sperimentazioni genetiche e le biotecnologie, la difesa della vita dal momento del concepimento a quello della morte naturale sono stati i temi che Wojtyla, anche vecchio e malato, è andato ripetendo sempre con forza, sia nei grandi raduni pubblici dei cattolici sia negli incontri con i suoi interlocutori ufficiali italiani.

Nel lungo pontificato di Giovanni Paolo II sono transitati, oltre ad un gran numero di presidenti del Consiglio, anche quattro presidenti della Repubblica: Pertini, Cossiga, Scalfaro e Ciampi. E, a questo proposito, è singolare rilevare che i rapporti più informali il Papa li ebbe proprio con il più laico dei Capi di Stato, con il socialista Sandro Pertini: con lui, si reco’ sull’Adamello, nel 1984, dove fece una famosa sciata, mentre l’altro lo guardava ammirato, fumando la pipa.

Nonostante il modo ‘militante’ di concepire la presenza ecclesiale sulla scena italiana, proprio al pontificato di Wojtyla si deve la firma, nel febbraio 1984, della revisione del Concordato tra Stato Italiano e Chiesa, che ha aggiornato i Patti Lateranensi del 1929, sulla base della Costituzione repubblicana, svuotandoli della loro componente confessionale.

Ma a parte ogni analisi politica, dalla gente comune Wojtyla viene pero’ percepito soprattutto come un pontefice che vive il suo pontificato integrandosi anche nella cronaca della Nazione, condividendo vita ed emozioni con gli italiani. Indimenticabili sono le immagini di Karol Wojtyla, ancora giovane Papa, tra i terremotati della Campania e della Basilicata, nel novembre 1980, come quelle del gennaio 1998, quando ormai vecchio si è recato tra quelli dell’Umbria e delle Marche.

E rimarranno impresse nella memoria le parole di fuoco che pronuncio’ contro la Mafia nella Valle dei Templi ad Agrigento nel 1993. ”Non avete diritto di uccidere innocenti – gridò ai mafiosi – Un giorno arriverà anche per voi il giudizio di Dio”.

Anche negli ultimi anni il rapporto speciale di Giovanni Paolo II con l’Italia non si è mai indebolito. Basti ricordare l’emozione messa nell’appello del 29 aprile del 2004 per gli ostaggi italiani in Iraq: ”liberateli, in nome di Dio”’. E ancora i cordiali rapporti con i vertici istituzionali della Repubblica.


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