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“Un uomo molto cattivo”, il secondo romanzo di Di Piazza che profuma di Sicilia
25 Ago 2013 08:30

”Domani mi nomineranno responsabile editoriale dell’Europa, e sinceramente non me ne frega un cazzo”.

È tutto qui, in efficace quanto violenta sintesi, lo stato d’animo del protagonista di Un uomo molto cattivo, seconda prova narrativa di Giuseppe Di Piazza che dopo il felice esordio con I quattro canti di Palermo, torna con altrettanta fortuna al romanzo.

Gli ingredienti sono gli stessi di quel primo romanzo, ma è tutto diverso a parte il lungo e doloroso confronto con l’essere siciliani che Di Piazza, cronista de L’Ora ce ha messo fortunate radici a Milano, conosce bene.

Ma mentre il primo libro era proprio tutto ”dentro” la Sicilia, con la fotografia di un giovane cronista alle prese con la cronaca nera, qui al centro della storia c’è appunto un affermato dirigente editoriale milanese che di siciliano ha solo le lontane origini. Proprio quelle origini però torneranno drammaticamente alla ribalta della sua esistenza.

C’è poi l’importanza del rapporto con le donne che tiene il filo che lega i protagonisti dei due romanzi. In Un uomo molto cattivo, però Rosario De Luca, detto Sari, è un cinquantenne sposato, separato e con un figlio di 28 anni, risposato con una moglie giovane e avvenente e innamorato di una terza donna, Valeria, giovane quanto il figlio ma decisamente più matura di lui. Sarà quella donna a travolgerlo, come un destino, in un meccanismo narrativo che non va rivelato per non togliere al lettore il gusto di sprofondare nella trama così ben costruita, che pur partendo dalla fine della storia, è ricca di particolari che si sovrappongono fino all’epilogo.

Una storia di sentimenti insomma quella raccontata da Di Piazza, dove la realtà entra soltanto attraverso le notizie, quegli SMS che il protagonista riceve e che lo riportano all’oggi. Lui invece è sprofondato nel passato, che irrompe nel presente per cancellare la sua unica speranza di futuro.

È Valeria la sua speranza, la ragazza bella e intelligente che viene travolta dai rapporti tra la vita di Sari e la Sicilia, dove era vissuto il nonno e dalla quale erano fuggiti anche i genitori poi morti quando era soltanto bambino. Un nonno Rosario accusato di essere un boss della mafia ma sempre scagionato. Tutti i suoi segreti sono rimasti però sepolti in un campo, sullo stesso campo nel quale naufragherà l’esistenza di Rosario. ”La morte deve essere qualcosa di simile: come se andando in macchina, una mattina di luglio a Milano, ognuno di noi facesse training per l’aldilà”, scrive Di Piazza e il suo protagonista quel viaggio lo compirà fino alla fine”.

Foto: Dagospia.com


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