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Il #Ris si calerà in una cripta alla ricerca dei resti del re
27 Feb 2016 08:25

Pizzo è un comune calabro della provincia di Vibo Valentia. Situato su un promontorio nello splendido golfo di Sant’Eufemia, ha spiagge e coste che ne fanno meta turistica di rilievo.

Ma è il suo castello a superare ogni eccellenza.

Eretto nel periodo aragonese, nell’anno della scoperta delle Americhe, ha struttura classica del periodo ed è legato ad un evento dell’epoca in cui Napoleone Bonaparte esportò la rivoluzione francese, conquistando tra l’altro l’Italia.

Infatti il castello è conosciuto per essere stato teatro della prigionia e dell’esecuzione di Gioacchino Murat, il soldato che conquistò Napoleone sino ad essere nominato re di Napoli, nel 1808.

Egli venne ucciso da un plotone il 13 ottobre del 1815.

Sulle sue spoglie vi è stata sempre molta incertezza. Egli è ricordato in Francia con una lapide nel cimitero di Père Lacase, a Parigi. Ma si è pensato che il suo corpo sia andato perso o distrutto, oppure tumulato in una chiesa di Pizzo.

Fatto sta che dopo ricerche durate decenni si è arrivati in questi giorni ad un importante risultato. Nel Duomo di Pizzo è stata aperta la cripta che potrebbe contenere la bara di Murat.

Si è trattato di una operazione effettuata con molta cura e discrezione, così come richiesto dalla curia.

Alcuni decenni or sono venne calata una macchina fotografica in essa, che fotografò tra tante bare tumulate nei secoli, una che somigliava alle descrizioni storiche di quella di Murat.

Ora saranno i Carabinieri del RIS, alla fine di marzo, a calarsi nella cripta per prelevare resti biologici, onde effettuare una comparazione del dna con quello dei discendenti del Murat.

Forse si porrà la parola fine a questo enigma della storia italiana. Forse si tornerà a cercare la tomba dell’uomo che fu re di Napoli.


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