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Il #Sud di domani è una terra che deve credere nell’#innovazione e nella #cultura
16 Ago 2015 08:18

Matteo Renzi e Roberto Saviano discutono animatamente, ma in realtà hanno la stessa preoccupazione. Una preoccupazione giusta: quella di affrontare i problemi di un Mezzogiorno che viene descritto in modo impietoso dai dati e dalle statistiche diffusi in questi giorni. L’altissima disoccupazione, la presenza invadente della malavita organizzata, l’evasione fiscale e l’economia sommersa si aggiungono alle forme ormai intollerabili di “cattiva occupazione“.

Dovremmo smettere di ragionare sempre e solo in termini di conflitti. E’ arrivato il tempo di pensare con la volontà di costruire, di creare vere opportunità, di fondare nuovi modelli di buona occupazione. Dobbiamo fare questo recuperando un modo di governare il Paese guidato dalla capacità di avere visione; tenendo sempre a mente, in qualunque contingenza ci troviamo, che gli obiettivi devono essere di lunga durata, con quella lungimiranza che, mai come ora, si rende necessaria. Non parlare più di “interventi straordinari per lo sviluppo del nostro Sud“, mentre ancora a Taranto tante ragazze e ragazzi lottano per provare a cambiare il destino a loro riservato dalle polveri rosse della più grande acciaieria d’Europa.

C’è bisogno di investire in altro. Ecco le scelte su cui indirizzare gli sforzi: ambiente, cultura, ricerca, tutela del paesaggio, gestione dei rifiuti, energia, agroalimentare, turismo, innovazione legata ai processi produttivi. E dopo la grande scommessa di Expo si faccia, proprio nel Mezzogiorno, una grande scommessa sull’utilizzo delle risorse idriche. Dovrebbe essere l’impegno corale di una classe dirigente che vuole rivoluzionare davvero l’immagine e la realtà del Paese.

Facciamo tutti insieme lo sforzo di immaginare l’Italia e il Mezzogiorno tra dieci anni: chiediamoci come appariranno ai nostri figli, a un viaggiatore che vorrà visitare la penisola. Dobbiamo ascoltare i cittadini, ricostruire i rapporti di fiducia, dare spazio e dignità al lavoro delle moltissime forme di associazioni che in questi anni hanno svolto i mestieri dello Stato, al posto dello Stato. Dobbiamo far questo per non commettere più gli errori fatti nel passato.

Ecco l’Italia del futuro: un Paese che ha sanato le ferite impresse dalla speculazione, che è stato capace di recuperare la bellezza del suo paesaggio, che ha saputo ritrovare nelle parole della Costituzione il valore della tutela della sua cultura autentica, che ha definito un modello di sviluppo industriale sia tenendo conto delle sue caratteristiche geofisiche, che salvaguardando le grandi tradizioni che attraversano la sua storia. Un Paese che ha creduto nell’innovazione e nel valore della cultura, nel valore del lavoro, del rispetto delle regole, delle pari opportunità. Far cambiare verso al Sud non è solo una questione di denari: c’è bisogno di dare una prospettiva, una speranza ai nostri giovani, che vivono di connessioni digitali ma che, spesso, non hanno accesso ad internet ad alta velocità, perché il servizio non copre ancora tutto il territorio nazionale.

Ma per far questo dobbiamo ragionare sul Mezzogiorno e sull’Italia in maniera strutturale, evitare che sia il dibattito di un’estate e poi nulla più. Dobbiamo credere che il Mezzogiorno potrà avere tassi di sviluppo (sostenibile) impensabili nelle altre zone della penisola e dell’Europa, grazie a una quantità e a una qualità di talenti e di ricchezze naturali che rischiamo di disperdere e che, invece, non possiamo assolutamente più permetterci di sprecare. E dopo Expo si faccia, proprio nel Mezzogiorno, un piano per la valorizzazione dei beni comuni, iniziando dall’utilizzo pubblico delle risorse idriche. L’orgoglio, la creatività e il coraggio sono tratti distintivi che non sono mai mancati in chi è nato al Sud, e a chi ancora oggi sale su un aereo a basso costo per cercare fortuna altrove, così come i suoi nonni si ammucchiavano su treni merci, alla ricerca di fortuna in Svizzera o Germania.

Il governo italiano faccia allora una grande scommessa, che parta proprio da un luogo del Mezzogiorno. Disegni un modello partendo dai territori: non scriva l’ennesimo piano straordinario calato dall’alto. Decida che questo luogo sarà la nostra Silicon Valley, un distretto tecnologico che produca innovazione legata ai processi produttivi. Ad esempio: dando in questo parco la possibilità di scrivere nuovi software a cui nessuno, se non un italiano, penserebbe e, perché no, realizzando nello stesso luogo gli studi per realizzare serie televisive per il web (chiedendo alla Rai di svolgere il suo mestiere di principale azienda culturale del Paese) che raccontino meglio di qualunque altro medium, a tutto il mondo, la nostra identità. Il governo affidi ad una commissione il compito di definire le caratteristiche urbanistiche e industriali per destinare l’area scelta a diventare il più grande parco tecnologico d’Europa. Chieda ad una delle società che controlla direttamente di varare un piano di investimenti strutturali per realizzare il progetto. Si invitino tutte le società e le associazioni che lavorano nel mondo digitale a presentare progetti ed idee. Ambiente, agricoltura, design, comunicazione, moda, turismo, saranno alcuni dei temi al centro dell’attenzione e dello sviluppo: si sceglieranno i migliori progetti ed entro poco tempo, in totale trasparenza, si darà via alla loro realizzazione. Si pensi sin dall’inizio questo distretto come un luogo pieno di bellezza: il parco accoglierà il campus tecnologico (dove confluiranno le università che già operano su questi temi), le strutture operative, le aule, i laboratori, ma anche le residenze, le mense, i luoghi di vita comune. Quello che sorprenderà è che c’è più di una generazione pronta a raccogliere questa sfida.

Una sfida che anche la politica deve fare propria, perché la più grande emergenza che stiamo vivendo è la crisi di fiducia. No, non sarà difficile realizzare tutto questo per i cittadini di un Paese che ha visto la nascita dell’Olivetti, se tutti affronteremo questa sfida con entusiasmo, spirito di condivisione e una forte determinazione: lavorare per lo stesso obiettivo di un futuro migliore.


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