PALERMO (ITALPRESS) – Rischio dissesto per la metà dei Comuni siciliani e necessità di intensificare il dialogo con le istituzioni su più livelli: Regione, ministero dell’Economia e Corte dei conti. Questo il tema principale che emerge nell’assemblea di Anci Sicilia, al San Paolo Palace Hotel, a Palermo. Tra i presenti, oltre al presidente regionale di Anci Paolo Amenta e al segretario Mario Albano nelle vesti di padroni di casa, il presidente nazionale di Anci Gaetano Manfredi, l’assessore regionale alle Autonomie locali Andrea Messina, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente regionale della Corte dei conti Salvatore Pilato.
L’assemblea è stata un’occasione per fare il punto su numerosi aspetti con i sindaci del territorio: vincoli finanziari, carenza di personale, servizi essenziali da garantire ai cittadini. Il tutto in uno scenario complesso, che vede 179 Comuni su 391 impossibilitati ad approvare i rispettivi bilanci nel rispetto delle tempistiche.
Quest’ultimo dato è il punto di partenza della riflessione di Amenta: “Tutto questo ci preoccupa: in più solo 54 Comuni hanno approvato il consuntivo del 2024 e ve ne sono tantissimi che non hanno chiuso il bilancio consuntivo del 2023. Siamo la seconda regione in Europa dal punto di vista della povertà e i Comuni sono l’ultimo anello di una macchina che non funziona: il problema è a monte, nelle strutture sovracomunali. Quando si declinano norme e si trasferiscono risorse i Comuni non riescono più ad elaborare servizi per i cittadini. Paradossale è poi il tema del Pnrr e del Fesr: molti enti locali hanno già sviluppato cantieri per il Pnrr e non hanno ancora ricevuto i fondi, addirittura alcuni si sono indebitati con Cassa depositi e prestiti per non chiudere i cantieri. Il grido d’allarme lo dobbiamo lanciare, questa situazione non possiamo risolverla da soli ma servono il contributo del ministero dell’Economia e soprattutto della Regione, che ha competenze specifiche sul funzionamento degli enti locali. In Sicilia ci sono già 130 Comuni in pre dissesto e dissesto, ma quasi la metà dei Comuni del territorio rischiano il dissesto: il presidente di Anci ha già parlato con il ministero dell’Economia definendolo il ‘caso Sicilia’, trasferendo questa problematica nei Comuni del centro e del nord; Schifani ha lanciato all’Ars il messaggio di voler istituire un tavolo di lavoro per capire cosa sta accadendo ai Comuni”.
Un altro problema sollevato dal presidente di Anci Sicilia riguarda il fatto che “negli ultimi dieci anni registriamo il 40% in meno di personale nei Comuni siciliani e quelli che ci sono per gran parte arrivano dalla stabilizzazione di ex precari, con qualifiche molto basse. Lo scorso anno nel bilancio vi erano 50 milioni per la progettazione, oggi ne abbiamo solo 4: ci troviamo dunque ad affrontare una stagione così importante per i territori con carenza di personale e pochissimi fondi per la progettazione. Bisogna che finalmente si apra la stagione della verità e ai cittadini si raccontino le cose come stanno, non la favola del Pnrr in cui si dice di voler costruire qualcosa e poi non ci sono i soldi. Siamo pronti a sfidare l’autonomia differenziata, parlando di Livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni dei Comuni siciliani: siamo però altrettanto pronti ad aprire una riflessione su quelle che sono le capacità fiscali nei nostri enti locali; c’è un tema socioeconomico davvero drammatico”. Scettico poi il parere di Amenta sul ruolo delle province, la cui ricostituzione “restituisce allo scenario siciliano un pezzettino di politica che è un po’ confusa: le difficoltà vissute dai Comuni possono essere trasferiti nei consorzi e in questo senso il rapporto con la Regione dovrebbe migliorare, ma per le difficoltà che ci sono nei territori ritengo più opportuno che nelle province vada sviluppata l’elezione di primo livello; per affrontare i dissesti e i problemi di infrastrutture e scuole c’è bisogno di legittimazione popolare”.
La Regione, sottolinea Messina, “ha sempre accolto l’allarme dei Comuni, in termini sia finanziari che di collaborazione e organizzazione: la nostra presenza è dunque testimonianza della volontà di stare vicino ai Comuni e mettere a disposizione le risorse in tempi più celeri possibili. In questo senso abbiamo anticipato l’erogazione di tutte e tre le rate del Fondo autonomie ad aprile per dare ai Comuni la possibilità di risolvere i problemi di liquidità ed evitargli di ricorrere alle anticipazioni di tassa, con ulteriori aggravi nei costi. Quello del default è un problema soprattutto siciliano, ma nel 2024 c’è un’inversione di tendenza rispetto a due anni prima: la media si è leggermente abbassata, ma la problematica permane”.
Il dissesto, aggiunge l’assessore, “è dato spesso da una cattiva gestione o da un ritardo nel recupero dei crediti, nella riscossione o dell’approvazione dei bilanci: in questi casi secondo me si dovrebbe amministrare in maniera più intelligente e puntuale. Quando un Comune va in dissesto chi ne fa le spese è soprattutto il cittadino, perché iniziano a diminuire i servizi: ci sono volte in cui la Regione interviene, dando una mano con l’erogazione con una serie di servizi, ma stiamo cercando di invertire la tendenza e nel 2024 si è visto, quello che serve è la collaborazione delle amministrazioni locali. A tanti Comuni manca il personale, ma questo è legato anche alle capacità di bilancio: le assunzioni diminuiscono se i parametri non sono efficaci. La Regione ha messo a disposizione risorse importanti, provenienti dai fondi del Po-Fesr e dai fondi territoriali: c’è un budget specifico per le spese di impianto e le assunzioni di professionisti”.
Sulle difficoltà legate al tema della finanza locale, spiega Manfredi, “un numero così alto di Comuni in dissesto e pre dissesto rappresenta una grande emergenza, con relative difficoltà a erogare servizi fondamentali per i cittadini come scuola e trasporti. È molto importante avviare un percorso che favorisca l’equilibrio finanziario dei Comuni, lavorando su alcuni temi che hanno grande rilevanza a livello nazionale e in Sicilia trovano un’emergenza particolare: riscossione, trasferimenti, personale; da parte nostra c’è grande impegno per aiutare i Comuni siciliani a ritrovare equilibrio. Quella del personale è una questione particolarmente rilevante, per via della difficoltà a trovare professionalità adeguate a fronteggiare i problemi emergenti. Per quanto riguarda le limitazioni alla spesa, abbiamo in piedi un tavolo di lavoro al ministero dell’Economia: ci auguriamo per la prossima finanziaria di ottenere norme di maggiore flessibilità del Fondo per i crediti a lunga esigibilità, che a livello nazionale ammonta a 6 miliardi di accantonamento”.
Da Lagalla arriva il rilancio della proposta di “un patto ideale tra le grandi città del sud Italia, che in questi tempi vivono e affrontano problemi comuni che vanno dal disagio giovanile alla necessità di incrementare i livelli di sicurezza. Questa sfida riguarda anche i prefetti, che ringrazio per il loro impegno e la collaborazione per il controllo della sicurezza nei territori: le sfide riguardano pure le infrastrutture, i servizi e l’utilizzo dei fondi extracomunali. Palermo ha in pancia 825 milioni per investimenti, ma riuscire a procedere nel rispetto della tempistica e con la complessità dei passaggi tecnici e amministrativi necessari diventa davvero un percorso complesso per gli amministratori locali, nonostante l’aiuto concreto del governo nazionale. Ecco perché affrontare questi problemi, facendo rete e con un confronto costruttivo con il governo, diventa un aspetto ineludibile e strategico”.
Il giudice Pilato si sofferma sull’intesa vigente tra Corte dei conti e Anci, spiegando come “abbiamo svolto un monitoraggio finanziario molto attento sulle condizioni di fragilità degli enti locali e abbiamo sviluppato strategie che stanno producendo i primi risultati utili sul versante della prevenzione finanziaria, affinché i disequilibri emergenti dalle condizioni dei bilanci siano affrontati tempestivamente con misure di risanamento e di superamento del disavanzo. Laddove ci siano carenze strutturali la funzione del controllo deve arretrare il passo: qui entrano in gioco le riforme normative che da un po’ di tempo abbiamo iniziato a sollecitare”.
Dura la sua presa di posizione contro il parlamento nazionale, impegnato “su binari di lavoro che purtroppo non comprendono le problematiche strutturali degli enti locali: quest’assemblea può dunque essere un punto di partenza per il rilancio delle attività di riforma. Le cause di fragilità finanziaria discendono in prevalenza dalla disorganizzazione delle attività di riscossione delle entrate: è un problema grave, che abbiamo più volte sottolineato. È necessario che vi sia attenzione sulle condizioni organizzative, in particolare per quanto riguarda la copertura della pianta organica, professionalità specifiche nei settori fondamentali e supporto normativo per agevolare il percorso di uscita dal disequilibrio finanziario. Molte volte i disavanzi provengono dalla gestione delle società partecipate o in-house: è un settore in cui la sezione controllo si sta impegnando moltissimo per verificare la congruità delle risorse e la qualità dei servizi. Su questo la collaborazione di Anci Sicilia non è mancata e non mancherà”.
-Foto xd8/Italpress-
(ITALPRESS).