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Gli occhi con cui guardare il Sud
23 Mag 2015 08:15

“Sembra tutto cambiato. Le stagioni non sono più quelle d’un tempo. Prima esisteva la primavera, s’udivano i passerotti cinguettare, si vedevano le rondini volteggiare, il grano crescere. Si sentiva l’odore dell’asfalto appena bagnato, l’erba diffondeva il suo odore sottile, le casupole di campagna si animavano, i bambini emanavano una stentorea felicità, che contagiava tutti, dalla nonna al papà, dal nonno alla mamma.”

“E’ vero, sembra tutto cambiato, sparito. Ma cosa è successo in questi anni?”

“E’ mutato il nostro rapporto con il mondo. La nostra mente ha iniziato a riempirsi di informazioni su esso e le informazioni hanno tolto spazio alle emozioni. Ora siamo molto razionali, calcolatori, pianificatori, tattici e strategici. Il mondo si è rimpicciolito ed è diventato più complesso. Si è rimpicciolito con le informazioni che lo hanno reso percettibile in maniera capillare e ciò ha fatto nascere il concetto di complessità. Se il mondo è complesso una rondine che vola non ha più senso.”

“Discorso interessante, ma paradossale. Sembra un elogio all’ignoranza.”

“No, per me il segreto per una strada di saggezza è nella via di mezzo. Non possiamo imbottirci di tv e lasciar perdere lo sguardo dalla finestra. Bisogna cercare un giusto equilibrio tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo.”

“Più realtà?”

“Più realtà in un contesto di fantasia. Noi, al Sud, abbiamo la fortuna di avere una natura poetica, che è un nettare per l’anima, un balsamo. Ma ci siamo abituati ad essa e l’abbiamo trasformata in un accessorio, come un mobile del nostro salone. Solo quando sentiamo il forestiero che la ammira, pensiamo di vivere in luoghi particolari e belli.”

“E cosa dovremmo fare?”

“Rileggere ciò che vediamo, con gli occhi di un bambino davanti al mistero.”

“Dobbiamo tornare bambini?”

“Dobbiamo avere lo spirito dell’entusiasmo esistenziale. La forza di pensare che ogni passeggiata non è come quella precedente, che in noi, un pensiero nuovo, può cambiare tanto. Noi non amiamo ciò che vediamo, noi non vogliamo bene a ciò che vediamo, preferiamo non considerarlo. Ecco cosa è cambiato.”

“Tutta colpa delle sterminate informazioni che abbiamo?”

“Tutta colpa della smisurata importanza che godono. Per poi essere rimpiazzate da altre e poi da altre. Creando un reality inutile e ansiogeno.”

“Ma se abbiamo scelto questa strada un motivo ci sarà.”

“Credevamo in un mondo nuovo, in una frontiera che migliorasse la nostra vita, ed abbiamo smarrito la strada.”

“Dobbiamo dunque imparare di nuovo a guardare una valle.”

“Dobbiamo lasciare che quella valle entri in noi.”


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