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La fiction #Gomorra paga il pizzo alla vera #camorra. Quando la realtà strappa la quinta e si prende la scena
03 Mar 2016 08:35

Il fatto è questo: la celebratissima e amata serie Tv intitolata Gomorra e ispirata al bestseller di Roberto Saviano, per girare nei luoghi e nelle ville, negli spazi e negli scenari dell’area metropolitana di Napoli, avrebbe pagato il pizzo alla camorra. Lo dice una sentenza della settima sezione penale della Corte di Appello di Napoli, che ha condannato tre persone per estorsione ai danni dei produttori della serie.

I finti boss e i veri boss, uno di fronte all’altro. La fiction che incontra la realtà e si mescola ad essa. Nello specifico, il pizzo sarebbe maturato per le scene girate nella villa di “Francuccio ‘ o pisiello”, vero boss di camorra: in quelle stanze si aggirava Pietro Savastano, finto boss di camorra.

Il vero e il finto, ancora una volta.

Viene da pensare che la produzione avrebbe potuto nascondere una telecamera e fare di quella scena vera di richiesta di pizzo una finzione: mescolare i livelli, non recitare, scomporre,“rubare” alla realtà e farne copione, dire ai camorristi veri, voi siete finti, ma poi cosa è vero e cosa è finto in questa terra dove tutto si “ammisca” e il bene non è mai così bene e il male non è mai così male?

Non c’è contraddizione, in questa vicenda giudiziaria, e non c’è neppure paradosso. C’è la verità cruda di un interno criminale che non ha inventato niente, come un libro (quello di Saviano) che non ha scritto ma descritto.

E’, del resto, la legge della no fiction novel che forse non si sarebbe potuta strutturare meglio che a Napoli, dove tutto il finto sembra vero e tutto quello che è vero, potrebbe essere finto in un altro posto.

Viene da sorridere leggendo questa cronaca giudiziaria e pensando a quando, nei mesi scorsi, diversi sindaci negarono alla produzione di Gomorra l’autorizzazione a girare le scene della serie nelle strade dei loro comuni.

“Infanga questi territori”, dissero indignati. Loro. Gli attori. Gli sceneggiatori. I registi. Iproduttori. Loro infangano i territori. Come se la fiction superasse la realtà. Come se non fosse, invece, la realtà a dettare tempi, ruoli, scene, suggestioni e narrazioni. Ci sarebbe da mangiare per anni, se togliessimo le fette di prosciutto dagli occhi di questi cattivi amministratori dalla cattiva coscienza. Sono gli stessi che, a più riprese, negli anni, si sono scagliati contro Roberto Saviano. La sua “colpa”? Raccontare il vero. Anche a lui è toccata la malasorte di essere considerato un “infangatore” di Napoli. Perchè la verità va taciuta. Oppure accompagnata, in una patetica par condicio del bene e del male, anche dal racconto positivo. Un omicidio e una pizza. Un delitto e una suonata di mandolino.

Ma la realtà è più forte di qualunque manipolazione. Suona la sua musica oltre le orchestre dell’ipocrisia. La suona così forte da sfondare il muro della finzione e mescolare tv e realtà, narrativa e giornalismo, recita e verità, vita e morte.

Il dietro le quinte, qui, non esiste: i problemi buttano sangue. E’ tutto sotto gli occhi di chi vuole vedere. Ma chi vuole vedere?

Fonte: www.tiscali.it


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