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Elena, la donna delle tre vite
21 Apr 2015 09:05

“La pelliccia te la devi godere! Cosa la tieni a fare in armadio? Mettila domani!”

“Si dai mettila! Domani ti voglio vedere! Devi essere bella! Devi dar crepare tutti!”

“Ma domani è un giorno normale….cosa la metto a fare!”

“No! Te la devi godere!’

Il giorno dopo.

“Metti l’anello col brillante stamattina!”

“No…non mi va!”

“Dai…metti l’anello col brillante! Ascoltala!”

“Ma non mi va!”

“Dai…falli crepare tutti a scuola! Fagli vedere il diamante!”

“Oggi prendiamo il collo di volpe, poi glielo facciamo mettere!”

“Si prendiamolo. Ma non facciamo rumore. Deve dormire altre due ore.”

“Si altre due ore. Ieri aveva una faccia stanca. Così non va bene. La prendono per una malata!”

Le signorine Miclotti erano tre donne sui quarant’anni.

Non sposate, due di esse vivevano perennemente in casa, l’altra insegnava italiano alle scuole medie.

Le due casalinghe vivevano interamente per la sorella docente, ma non perché portasse lo stipendio in casa, ma per il fatto, che non uscendo, si erano completamente immedesimate in essa.

Elena, era il loro corpo che girava in paese, la loro immagine, la loro vita.

Quando rientrava dopo pranzo, le facevano il terzo grado, è questa rispondeva ad ogni domanda, dopo avere già raccontato fedelmente cosa aveva fatto.

Erano tre, ma nel contempo una sola persona. E i paesani, le altre due non le avevano mai viste.

“E le sue sorelle professoressa?”

“Non vogliono uscire, loro vogliono stare sempre in casa.” Una casa con le persiane sempre abbassate.

Elena non guardava mai un uomo e tanto meno parlava di uomini. Lei pensava solo ad insegnare, non avendo nemmeno un’amica.

I paesani me aveva rispetto per il suo fare molto compunto, per il suo senso della parola data e anche per la sua eleganza.

Una sera.

“Ma perché non torna?”

“E’ strano!”Sono le otto!”

“Forse ha trovato qualche mamma di alunno….”

“Mah! A me non me la conta giusta!”

“Ma perché ci dobbiamo preoccupare per lei?”

“Già…perché?”

“Perché lei è il nostro lustro…la nostra gloria…..che campiamo a fare senza di lei?”

“Ma tu…le vuoi bene….”

“E tu?”

“Io?….Si….si…”

“Non mi sembri molto convinta.”

“Ma che vuol dire: voler bene?…..Preoccuparsi per lei? Fare le cose per lei?”

“Io non lo so se le voglio bene. Noi in fondo facciamo le cose per lei perché ci aiuta a vivere meglio. Ci da’ soddisfazioni.”

“Questo è vero. Ma tu….mi vuoi bene?”

“Si….si….”

“Non mi sembri molto convinta. Forse ci sembra di volerci bene perché ci facciamo compagnia. Perché da sole tutta la giornata non sapremmo vivere.”

“Può essere…non so che dirti. Papà e mamma non ci hanno mai insegnato a fare questi ragionamenti.”

“E’ vero, non hanno mai parlato di bene…di amore….tutto si deve…..anche il bene si deve….perché Dio ha detto di amare….ma noi che diciamo?”

“Già….noi che diciamo?”

“Ma che ci stiamo a fare in questa casa? Perché viviamo tramite Elena?….Non è il bene che ci tiene insieme….”

“E’ vero…..è la necessità!”

“Si ….vogliamo che si pensi che….comunque….la nostra famiglia abbia lustro…..che su noi non si dica una parola….ma si parla di noi in giro?”

“Ma di noi no! Di Elena si….quando esce la prepariamo così bene….sembra una principessa…”

“E se non rincasa più? Se le è successo qualcosa? Come viviamo? Chi ci fa la spesa? Chi ci porta i soldi a casa? Chi ci da’ lustro? Chi ci racconta le cose?”

Per la prima volta, da quando erano bambine, uscirono di casa. Per cercarla. Era buio, c’era solo la luce dei lampioni. Girarono con il cuore in gola finché non la scorsero a parlare con un uomo.

Tornarono mestamente indietro Aperto l’uscio: “Ci ha tradite! Questa ora si sposa e se ne va!”

“Si ci sta tradendo! Questa si sposa!”

“Da domani mattina noi usciamo e andiamo a fare le spesa!”

“Si…hai ragione! Qui ci dobbiamo abituare a tutto! Poi ci vendiamo le terre e campiamo di rendita!”

“Ma non stiamo correndo troppo con il pensiero?”

“No! Se questa ha la minima intenzione di sposarsi noi siamo perse. Dobbiamo imparare a vivere!”

“Si è vero!”

Uscirono di casa. Impararono a fare tutto da sole. Vivevano del loro denaro. E il giorno, mentre Clara era a scuola, passavano il tempo a dire: “Ci ha tradite! Maledetta! Ci ha tradite!”


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