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Gli arresti domiciliari di Cosentino? In una villa con piscina
01 Ago 2013 07:50

A sorpresa Nicola Cosentino non é arrivato a Venafro (Isernia) ma in una villa a Sesto Campano (Isernia), ad un solo chilometro dal confine con la Campania. La villa, in località Pescheto, è immersa in un oliveto e ha una piscina. L’ex sottosegretario è arrivato con una vettura della Polizia Penitenziaria, e si é fermato alla caserma dei carabinieri di Sesto Campano per le formalità di rito. Poi è stato scortato nella villa dove ad attenderlo c’era la famiglia.

Dopo 131 giorni di carcerazione preventiva, passati in silenzio, Nicola Cosentino è da oggi un uomo “quasi” libero. Intorno alle 17,45 ha lasciato il carcere di Secondigliano dove si era costituito il 15 marzo scorso. Resterà ai domiciliari fino a nuova decisione. Il collegio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) presieduto da Giampaolo Guglielmo, davanti al quale è in corso il processo che vede imputato l’ex sottosegretario all’Economia per concorso esterno in associazione camorristica, ha revocato la prima ordinanza d’arresto emessa nel novembre del 2009 dal gip di Napoli Raffaele Piccirillo ordinando l’immediata scarcerazione di Cosentino; l’ex coordinatore campano del Pdl andrà ai domiciliari in virtù della decisione emessa dall’altro collegio del Tribunale di Santa Maria, presieduto da Orazio Rossi, davanti al quale è in corso il processo “Il Principe e la Scheda Ballerina” (ordinanza emessa dal Gip di Napoli Egle Pilla nel 2011, ndr) in cui Cosentino è imputato per corruzione e reimpiego di capitali illeciti aggravati dall’aver favorito i Casalesi in relazione alla costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe (struttura mai realizzata, ndr).

Per Cosentino la scarcerazione è l’esito di una battaglia giudiziaria iniziata già prima dell’entrata al carcere di Secondigliano, con le istanze di revoca delle misure cautelari presentate dai suoi legali (Stefano Montone e Agostino De Caro cui si è aggiunto in seguito Nando Letizia) ai due collegi del Tribunale di Santa Maria; istanze rigettate pochi giorni prima che si insediasse il nuovo Parlamento (il 15 marzo) e che Cosentino perdesse l’immunità. In effetti l’ex deputato aveva cercato di orientare a suo favore le decisioni dei giudici dimettendosi da coordinatore campano del Pdl e non candidandosi alle elezioni di febbraio, anche se l’esclusione dalle liste del partito di Berlusconi lo aveva lasciato fortemente critico.

Ho lottato fino in fondo per coerenza visto che le liste Pdl abbondano di indagati. Ho sperato. Ho perso. Io pensavo che il mio partito e il presidente Berlusconi non abbandonassero la linea garantista”, disse con amarezza in una conferenza stampa convocata nel gennaio scorso. Ma la dismissione da tutte le cariche non aveva fatto breccia tra i magistrati. Il 29 marzo, quando Cosentino era in cella già da due settimane, il Tribunale Riesame di Napoli confermò in appello le decisioni dei giudici di Santa Maria Capua Vetere ritenendo che nonostante l’abbandono degli incarichi politici Cosentino potesse comunque condizionare gli amministratori locali e favorire i Casalesi, dunque reiterare il reato.

Nello stesso giorno però, arrivò un “primo punto” a favore dell’ex deputato, ovvero la sentenza numero 57 della Corte Costituzionale che ammetteva la possibilità che fossero concessi i domiciliari per gli imputati di reati con l’aggravante mafiosa; così il 22 giugno scorso, in seguito all’istanza presentata dagli avvocati di Cosentino, il giudice Orazio Rossi concesse i domiciliari all’ex deputato che però restò in carcere in virtù della prima ordinanza per il più grave reato di concorso esterno.

Intanto la partita giudiziaria è passata alla Cassazione, che il 27 giugno ha annullato con rinvio la decisione del Riesame di Napoli ritenendo sostanzialmente che i giudici partenopei non avessero motivato adeguatamente circa la sussistenza delle esigenze cautelari, che non avessero dunque tenuto conto della dismissione dalla cariche politiche. Parole molto dure allegate all’istanza presentata ad inizio luglio al presidente Guglielmo, e su cui quest’ultimo ha basato la propria decisione di revoca dell’ordinanza d’arresto.

Cosentino è uscito dal carcere, mantenendo il suo consueto profilo basso; nessuna polemica con la magistratura negli oltre 4 mesi di cella, mentre i suoi colleghi di partito, come Nitto Palma e il senatore casertano Enzo D’Anna, nei giorni in cui entrava in carcere, attaccavano i giudici considerando eccessivo la carcerazione; il 4 luglio scorso fu il prete anti-camorra don Luigi Merola a scagliarsi contro i magistrati affermando che “è immorale tenere Cosentino in carcere”. Si attendono ora le prossime mosse della difesa dell’ex deputato, che sta valutando se presentare istanza al giudice Rossi affinchè revochi la decisione di concedere i domiciliari o attendere che il Riesame, dopo le ferie estive, accolga le censure della Cassazione facendo cadere definitivamente entrambi le ordinanze.


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