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Il latitante della ‘ndrangheta che non aveva mai lasciato il suo quartiere
15 Lug 2013 10:20

Doppio colpo alla ‘ndrangheta. Il primo è stato messo a segno dalla polizia a Reggio Calabria, dove è stato arrestato il boss Pietro Labate, di 62 anni, capo dell’omonima cosca ed inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi. Il secondo ha avuto come teatro la stazione Termini, a Roma, dove, poco dopo che si era imbarcato su un treno diretto a Reggio Calabria, la Guardia di finanza ha bloccato Francesco Nirta, di 25 anni, rampollo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta, ricercato dallo scorso mese di dicembre per traffico di droga. Il colpo più significativo è certamente l’arresto di Labate, esponente storico della ‘ndrangheta reggina. Accusato di associazione mafiosa ed estorsione, era latitante dall’aprile del 2011, quando sfuggì alla cattura nell’operazione “Archi” nell’ambito della quale erano stati arrestati capi e gregari delle cosche Tegano e Labate.

Deve scontare 20 anni di reclusione, condanna inflittagli nel luglio del 2012. È stato bloccato dal personale della Squadra mobile di Reggio Calabria, diretta da Gennaro Semeraro, a Gebbione, il quartiere di Reggio Calabria in cui è nato e ha percorso la sua carriera criminale e dal quale, a quanto pare, non si era mai spostato durante la sua latitanza. Un aspetto che è stato rimarcato dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, secondo il quale “la presenza di Labate nel quartiere Gebbione testimonia come i grandi latitanti di ‘ndrangheta non lasciano mai la zona d’origine e godono di complicità in quella fascia di popolazione che è con loro collusa e ne riceve benefici”. Nel momento in cui è stato individuato dai poliziotti, Labate, detto “ti mangiu”, si stava spostando a bordo di uno scooter ed era disarmato.

Ha tentato la fuga, ma è stato immediatamente bloccato dagli agenti. Nella casa di Gebbione che aveva trasformato nel suo covo sono stati trovati tre cellulari e un tablet che adesso sono al vaglio degli investigatori nel tentativo di ricostruire la rete di fiancheggiatori che lo ha protetto durante la latitanza. Il Viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, ha definito l’arresto di Labate “l’ennesimo duro colpo inflitto alle cosche, grazie anche all’ottimo e prezioso lavoro delle forze dell’ordine e della polizia. Siamo consapevoli che molto resta da fare sia sul piano del contrasto che su quello della prevenzione contro la criminalità, ma il risultato di oggi dimostra che il livello di allerta e di azione di tutte le forze coinvolte nella lotta alla mafia è altissimo e costante”. L’arresto di Nirta è stato eseguito dal Gico del Nucleo di polizia tributaria di Roma della Guardia di finanza.

L’abilità dei finanzieri è stata quella d’individuare il giovane tra le migliaia di viaggiatori della stazione Termini. A tradire Nirta, che ha dichiarato di essere uno studente fuori sede, sono stati l’abbigliamento ricercato e un costoso orologio al polso. Nirta ha detto ai finanzieri che stava tornando a casa per le vacanze estive, ma in seguito, messo alle strette, ha dovuto confermare la sua identità. In casa del giovane, nella zona dei Colli Albani, è stato trovato un dispositivo elettronico per la ricerca di microspie.


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