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Le ragazze del calcio di #Locri e la tolleranza zero dello Stato
29 Dic 2015 08:20

Qualche giorno fa Resto al Sud aveva titolato: braccio di ferro tra ‘ndrangheta e Stato. Vince lo stato.

Tutto ciò a proposito di un’azienda agricola in Calabria, che ha subito sette attentati in sette anni, l’ultimo il 31 ottobre e che ha riaperto coraggiosamente i battenti.

Un’apertura un grande stile, dove lo Stato ha voluto mostrare tutta la sua presenza, con i ministri Delrio e Poletti, il sottosegretario agli Interni, il Prefetto di Reggio Calabria ed il governatore Oliverio.

Ci è parso un segnale importante, un intervento massiccio che segna una nuova epoca per la lotta ad un’organizzazione criminale considerata la più potente al modo.

Ebbene, anche nella triste vicenda delle ragazze del Calcio a 5 di Locri e dei loro dirigenti, lo Stato e le istituzioni dello sport hanno risposto in maniera decisa, ferma.

Prima l’intervento di Tavecchio, poi quello di Malagò, infine quello del Prefetto di Reggio, che ha disposto “adeguate misure di protezione” per tutti coloro che sono stati minacciati.

Sembra uno stile d’intervento, appunto, a tolleranza zero.

Ora prima che qualcuno minacci o compia azioni criminali,  sa che va incontro ad una ondata di reazione, dai media alle istituzioni.

Non c’è più l’uomo solo che predica nel deserto o la denuncia isolata che non fa danni a nessuno. Qui si finisce in un tornado che ti sbatte in prima pagina. C’è un’Italia pronta a reagire.

Credo che le stragi di questi gironi del terrorismo jihadista, hanno portato un’ulteriore tensione di all’erta, sia nell’opinione pubblica che nelle istituzioni, in cui non si sottovaluta più nulla.


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