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L’ex ministro in vacanza con doppia scorta. Il sindacato di polizia accusa: “uno spreco”
15 Lug 2013 10:28

L’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, è in Puglia, dallo scorso 11 luglio, con la famiglia, in una località del brindisino e le è stata assegnata una doppia scorta di polizia penitenziaria composta da quattro unità per turno e due mezzi protetti inviati dal Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Bari. Lo denuncia in una nota il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Cosp, Mimmo Mastrulli, sottolineando la carenza di organico che “preoccupa la Puglia”, così come – evidenzia – preoccupano le spese che bisogna sostenere per il “soggiorno della scorta in albergo e ristoro, strutture ristoranti, oltre all’utilizzo del budget per il lavoro straordinario e per il pieno trattamento missione”.

Il Cosp chiede “l’apertura di una inchiesta parlamentare e ministeriale“. Sull’uso della scorta c’erano già state alcune polemiche quando Severino era ministro e l’ex guardasigilli aveva tra l’altro spiegato che, una volta terminato il mandato, avrebbe tenuto la scorta solo per tre mesi, e non per un anno, come normalmente previsto per gli ex ministri. Tre mesi che, di fatto, sono ancora in corso, perché il nuovo governo ha giurato il 28 aprile

Come ex ministro “non posso rinunciare” alla scorta afferma l’ex ministro della giustizia, in merito alla denuncia del sindacato penitenziario Cosp.

Da ministro ho sempre avuto grande attenzione al risparmio e alla razionalizzazione della spesa pubblica, specialmente in momenti di grave crisi economica. Da comune cittadina, quale oggi sono, mi ritrovo a subire una limitazione della libertà personale che per mia natura mi riesce difficile accettare. Tuttavia – aggiunge l’ex Guardasigilli – la normativa prevede che, senza alcuna possibilità di rinuncia da parte dell’interessato, un ministro della Giustizia sia sempre accompagnato da una scorta di sicurezza di primo livello anche nei tre mesi successivi alla cessazione del suo incarico. Un termine, quest’ultimo, ridotto rispetto agli originari dodici mesi grazie a una mia iniziativa, condivisa con l’allora ministro dell’interno Annamaria Cancellieri. Allo scadere dei tre mesi, non ancora trascorsi nel mio caso, toccherà al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica valutare un eventuale prolungamento del livello di sicurezza, indipendentemente da ciò che io possa volere o preferire, perché così prevede sempre la norma. Cosa che un sindacalista della polizia penitenziaria dovrebbe ben conoscere”.

“Dichiarazioni gravi non solo perché non rispondenti al vero, ma anche perché riferite a spostamenti privati di una persona esposta a rischio, spostamenti che vengono così propalati con evidente effetto di aumento di rischio per la persona esposta e per i Poliziotti incaricati della tutela” interviene Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino. “Il sindacato – aggiunge Tamburino – afferma inoltre l’utilizzo di una ‘doppia scorta’, mentre la protezione assicurata dal Provveditorato Regionale della Puglia all’ex Ministro della Giustizia ha una consistenza identica e si svolge con le identiche modalità previste dai provvedimenti adottati dagli Organi centrali competenti in tema di sicurezza. E’ doveroso ricordare che Paola Severino, quand’era Ministro della Giustizia, nella consapevolezza che le decisioni prese avrebbero riguardato anzitutto se stessa, volle la drastica riduzione da un anno a tre mesi, anche per motivi di contenimento della spesa, dell’impiego di personale di Polizia per le scorte in favore degli ex ministri”, ricorda il capo del Dap.

“Come tutti sanno, e come deve essere noto anzitutto a chi svolge funzioni di Polizia, la sottoposizione a tutela non è nemmeno rinunziabile dal soggetto esposto a rischio. È pertanto con disagio che, quale Capo del Corpo della Polizia penitenziaria, rilevo una grave caduta di stile che si riflette negativamente sugli sforzi compiuti ogni giorno ed in ogni momento da decine di migliaia di agenti, con spirito di servizio e profonda abnegazione. Dispiace che un rappresentante di tale glorioso Corpo di Polizia – conclude Tamburino – venga meno ai doveri di rispetto della verità e di tutela della privacy nei confronti di una persona esposta a rischio per quanto ha fatto a servizio del Paese”.


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