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Lo Stato mette in vendita la tenuta agricola della mafia. Don Ciotti: “inopportuno, lo stavamo utilizzando a scopo sociale”
22 Ago 2013 10:17

Inopportuno: così don Luigi Ciotti ed enti locali del Senese si dicono contrari alla messa in vendita da parte dell’ “Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” della più grande proprietà confiscata nel 1994 alla mafia, la tenuta agricola di Suvignano a Monteroni d’Arbia (Siena), 713 ettari in gran parte coltivati più villa, coloniche, edifici rurali di pregio e allevamenti di bestiame per un valore stimato su 22 mln di euro.

Riteniamo inopportuno – commenta don Luigi Ciotti – mettere in vendita la tenuta di Suvignano dopo anni di lavoro svolto insieme da enti locali e rete delle associazioni che tracciavano un percorso per restituire alla collettività quel bene di valore non solo economico ma culturale e sociale.

Ci si fermi”, mentre “auspichiamo di trovare le soluzioni per riprendere quel percorso. Nel contempo si lavori per accelerare l’acquisizione delle proposte di modifica per estendere alle aziende ‘la disciplina oggi dettata per i beni immobili e consentire allo Stato e agli enti territoriali di acquisire a titolo gratuito le aziende confiscate‘ e consentire il riutilizzo sociale”.

Per il sindaco di Monteroni, Jacopo Armini, “con il percorso di vendita, Suvignano rischia di tornare nelle mani della criminalità organizzata” e “c’è rammarico vista la validità del progetto presentato assieme ad Arci e Libera“, tuttavia “non intendiamo arrenderci”.

“Il senso di delusione è doppio – prosegue Armini – perché nei mesi scorsi avevamo sottoposto, tramite la Regione Toscana, un serio e concreto progetto di sviluppo e rilancio economico della tenuta che, come Comune, ci aveva visti in prima linea assieme alle associazioni Arci e Libera.

Nello gennaio scorso eravamo stati ricevuti dall’allora Ministro degli Interni Cancellieri per illustrare il progetto che prevedeva un piano di valorizzazione basato su agricoltura, filiera corta, energie rinnovabili e l’apertura, inoltre, di una scuola di legalità destinata ad accogliere giovani”.

Il presidente della Provincia Simone Bezzini vendere Suvignano “è un grave errore, che mortifica un progetto di valore e l’impegno di questo territorio per affermare la cultura della legalità”.

Il deputato del Pd, Federico Gelli, Pd ha annunciato una “interrogazione urgente al ministro dell’Interno per fare chiarezza sulla scelta dell’Agenzia di vendere al miglior offerente Suvignano. Sono fortemente contrario perché in questo modo si rischia di far tornare questo bene in mani criminali“.


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