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Termoli rifiuta 100 assunzioni e 18 milioni milioni di euro. Per la puzza del letame dei bovini
12 Giu 2013 13:08

A Termoli, sulla costa molisana è scoppiata la “guerra della vacche”, anzi, delle “manze”. L’azienda bolognese Granarolo sarebbe pronta a investire sul territorio circa 18 milioni di euro e a creare 100 posti di lavoro, ma in cambio ha bisogno di spazi per far nascere una “nursery” da 12 mila bovini.

Il progetto “Gran Manze” (come lo ha ribattezzato la stessa Granarolo), però, non è piaciuto per niente al sindaco della città adriatica molisana, Antonio Di Brino. “Non permetterò che Termoli venga trasformata nel letamaio di questa regione”, ha scritto in un durissimo comunicato che, in pratica, ha chiuso la porta in faccia alla ditta di Bologna.

L’amministrazione comunale è pronta a opporsi “con ogni mezzo e in ogni sede” a questa ipotesi, ha aggiunto il sindaco. In molti, però, considerano troppo frettolosa questa decisione che rischia di far perdere un’opportunità importante di sviluppo per un territorio dove molte aziende chiudono e altre sono in cassa integrazione.

Il progetto “Gran Manze” ha bisogno di una superficie di circa 100 ettari e molti comuni dell’hinterland molisano si stanno confrontando, anche con Termoli, per individuare un’area alternativa come possibile candidata per l’investimento. Anche lo stesso sindaco di Termoli, a mente fredda, ha ammesso di aver avviato il confronto con altri colleghi amministratori.

Le parole di Antonio Di Brino, però, hanno fatto irritare, e non poco, il deputato molisano del Pd, Danilo Leva, che ha definito “irresponsabile” la presa di posizione dello stesso primo cittadino rispetto alla possibilità dell’investimento annunciato da Granarolo. “Di Brino non si è opposto né alla centrale Turbogas e né tantomeno all’approdo sul territorio di industrie chimiche – ha detto Danilo Leva – mentre non ha dimostrato di saper incrementare le presenze turistiche a Termoli”.

Anche il senatore molisano del Pd, Roberto Ruta, è intervenuto sulla questione e, in maniera più diplomatica, ha chiarito che la zona di Termoli non è tra quelle individuate per il progetto. Nel frattempo, non si è fatta attendere la contro replica al parlamentare Danilo Leva, dello stesso Antonio Di Brino che ha definito “scomposta” la reazione dell’esponente del Partito Democratico.

I tentativi di rilancio economico di una regione – ha detto il sindaco – vanno concertati, in un’ottica appunto democratica, con gli amministratori locali e non calando dall’alto progetti di cui nessuno conosce nulla”. Allora forse è il caso che il sindaco, la sua amministrazione, le autorità locali si informino su questo progetto, perché non conviene a nessuno chiudere “a priori” la porta in faccia a progetti di sviluppo in grado di portare nuovi posti di lavoro al Sud. L’importante è chiarire i pro e i contro di ogni iniziativa e coinvolgere anche i cittadini nelle scelte che riguardano il loro futuro.


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