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Il privilegio dell’immunità è inaccettabile
05 Lug 2014 07:02

Immunità. Ho fatto il sindaco. E sto facendo l’amministratore regionale.

So cosa significhi l’ansia di sbagliare. La paura delle decisioni. Il conflitto talvolta a muso duro con gli interessi forti.

La contesa politica vera e quella faziosa, che arriva fino ai dossier e ai veleni.

Conosco il nodo alla gola quando devi prendere decisioni pesanti, spesso tra due errori.

Scelte i cui effetti saranno lunghi e ricadranno su tante persone.

Le firme incandescenti che ti espongono a rischi sicuri. E anche i mille volti delle minacce palesi o subdole.

Ho frequentato, anzi frequento ancora, la domanda che mille e mille volte ti rotola dentro, quel “chi te la fa fare”.

So che, dannazione, non ha mai un pareggio secondo la contabilità della convenienza ma sempre quell’illogica soluzione nella meccanica profonda della tua coscienza.

Ecco. Le cose che vivono in tantissimi. Nulla di eccezionale.

Non abbiamo mai goduto di protezioni particolari, nemmeno quella della tutela della libertà di giudizio.

Le parole della politica, insomma. Eppure non siamo venuti meno. Ecco perché il privilegio dell’immunità è inaccettabile.

Fuori dal palazzo ha solo un significato: garantire la libertà di infrangere le leggi piuttosto che di farle.


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