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Il rischioso vuoto ideologico nel voto degli italiani
03 Lug 2014 05:45

La straripante vittoria del Partito Democratico di Renzi (la specificazione è d’obbligo) può essere interpretata con toni trionfalistici e nessuno potrebbe obiettare a questo ‘taglio’ della radiografia di un successo.

Eppure, esiste anche un’altra prospettiva che, credo, nessun analista, nel segreto delle sue valutazioni, ignora.

Gli italiani non sono mai stati di centrosinistra al 41%. E, certamente, non lo sono diventati, per convinzione convinta, nell’ultimo anno. Quell’abbondante 10% di elettori, che ha premiato Renzi, chiude in sé, accanto allo slancio del voto, un “vuoto ideologico”: una larga fetta dell’elettorato è passata dal centrodestra al centrosinistra con una facilità che indica uno sbandamento psicologico.

Che Renzi, certamente, intende consolidare a proprio vantaggio, ma che, nondimeno, indica grande fragilità. Il fatto stesso che centrodestra e centrosinistra siedano insieme al governo, dice che le grandi differenze sull’idea delle relazioni tra cittadini siano scomparse nei fatti; anche se si mantengono stancamente nei ’proclami’ -e neanche più tanto- quando si tratta di avvalersi degli ’avviamenti’ elettorali: cioè dei ’pacchetti’ di voti che, per fedeltà, continuano a garantire lo schieramento ’di destra’ e quello ’di sinistra’.

Così l’Antifascismo e l’Anticomunismo sono ancora sbandierati come vessilli, quando si tratta di fare propaganda elettorale spicciola; che è come dire essere anti-Sumeri o anti-Ittiti: popoli che sono esistiti; che, magari, saranno stati anche deprecabili; ma che, oggi, si sono estinti da millenni.

La scomparsa delle differenze ideologiche sposta l’asse della proposta politica sul “fare”: “Faremo le Riforme“; con proclami che, in alcuni casi sono reali: penso ad esempio alla riforma della giustizia, anche se è da vedere se si riformerà in meglio, o in peggio; in alcuni casi mascherati: penso alla riforma del lavoro, dove si potrà fare soltanto peggio, poiché le regole europee impongono riduzione dei salari e licenziamenti facili; in altri casi meri slogan: riformeremo l’Europa, quando è L’Europa che sta riformando noi e la nostra Costituzione, fondata com’è, istituzionalmente, L’Eurozona sulla deliberata riduzione dei redditi: all’unico fine di ottenere la Stabilità dei Prezzi, tutelare i grandi capitali e che la povera gente si arrangi come può.

La morte del confronto ideologico vero, tra destra e sinistra -ripeto: evidente nella stridente alleanza tra Renzi ed Alfano- è determinata dal fatto che l’Italia, come ogni altro paese dell’Eurozona, non ha più il carburante per far andare la sua macchina; laddove il carburante è la Moneta e la macchina la nostra Forza Lavoro e Capacità di Italiani.

Uno Stato che non ha la Moneta -e l’Italia non ce l’ha più, perché nell’Eurozona gli Stati prendono il denaro a prestito ad interesse e non battono moneta- non ha più Progetti da realizzare; può soltanto occuparsi di riforme strutturali: costruire strade, ad esempio, nei limiti del denaro che riesce ad ottenere in prestito; o può occuparsi di diritti elegiaci, come le nozze tra omosessuali; al limite può stabilire regole che non comportino una spesa: ad esempio, può vietare le intercettazioni; ma non può più occuparsi delle riforme sociali e del Welfare: della salute, della scuola, dell’efficienza della giustizia, del lavoro, della crescita.

Gli italiani non se ne sono ancora resi conto; ma quel 10% ‘sbandato’ dice proprio questo: che ci si affida ad un uomo che ha fatto promesse di ‘fare’ prive di alcun contenuto ideologico, cioè prive dei Valori della Socialità; con la speranza sia vero che riuscirà a produrre la Miracolosa Crescita che tutti attendiamo. Quella miracolosa Crescita che non ci sarà, perché deliberatamente impedita dai tre capisaldi su cui fonda l’Eurozona: Pareggio di Bilancio, Moneta a Prestito, Cambio Fisso tra gli Stati.

La nuova proposta ideologica dovrebbe essere, invece: in quale Stato desideriamo vivere? In uno Stato che può occuparsi soltanto di strade e riforme a costo zero (nozze tra omosessuali), o in uno Stato che può interessarsi della Felicità dei suoi cittadini? Ma è una scommessa che nessun partito tradizionale si sentirebbe di fare: perché vorrebbe dire rimettersi in gioco, rinunziare all’avviamento elettorale storico e poter perdere su un programma concreto, che può cambiare tutto. Meglio vincere su un programma che non cambierà nulla.


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