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La #Calabria che accoglie i #migranti dà una lezione all’#Europa
07 Set 2015 08:00

Piango con voi morti migranti. Ne muoiono tanti troppi nella fortezza Europa della signora Merkel.

Said era marocchino. Schiacciato da una trave metallica che stava montando sulla Salerno-Reggio Calabria che non si finisce mai di adeguare. Caposquadra di operai accolto a Sant’Angelo Le Fratte in Basilicata e integrato nella gente del posto nipoti dei contadini narrati da don Carlo Levi.

Anche quest’anno ad Aliano alla Luna e i Calanchi sono andati a rendere omaggio alla tomba dello scrittore.

Ci vorrebbe la sua penna per quel pezzo di autostrada dove è morto Said raccogliendo euro per la sua famiglia lontana.

Morto nello stesso punto dove Adrian, muratore rumeno è precipitato sul suo mezzo da ottanta metri del Viadotto Italia metafora delle nostre vertigini. Muoiono braccianti in Capitanata per la fatica e sono migranti e italiani. Alcuni scompaiono nel nulla. I caporali sono uguali a quelli del tempo di Di Vittorio.

Korov, ucraino, era con la sua bambina al supermercato in un paese del Napoletano. Non si è fatto i fatti suoi come avrebbe fatto un italiano probabilmente. Voleva fermare i rapinatori che minacciavano la cassiera con una pistola. Si è preso un pallottola in petto. Scrivono le cronache che Korov “senza un lavoro fisso, si prestava, ad ogni tipo di mansione per mantenere la famiglia”. Il prode Salvini a cui è cara la sicurezza degl’italiani, dovrebbe recitare un’orazione di elogio per questo eroe dei nostri giorni. Non credo avvenga. Lo spin doctor signor Nebbia non vedrà consenso.

Nei Tir muoiono migranti come pesci nella rete, come le vittime dell’Olocausto. Bambini disidratati senz’acqua. Si muore nelle stive e nei cassoni. Non mostro le foto dell’orrore. Racconto con parole il “se questo è un uomo” dei nostri giorni. Amici non abituiamoci all’orrore, teniamo viva l’indignazione per la scellerata politica del disastro umanitario enorme. Sono milioni di umani, non sono numeri da reality, ma persone che muoiono cercando terra nuova, libertà, speranza per le loro famiglie.

In Grecia la guardia costiera spara contro i trafficanti. Muore un migrante ragazzino di 15 anni. Dalle mie parti si dice: “U cani muzzica sempe aru sciancatu”.

Il vescovo di Torino ha scritto una lettera alle parrocchie e alla Caritas: “Ognuno accolga cinque profughi”. La Chiesa si organizza e non si arrende all’infame catastrofe e chiama a raccolta noi tutti non solo per offrire un posto da dormire ma per una convivenza da costruire.

Ha scritto Papa Francesco nella Lettera enciclica “Laudato sì” : “Oggi, credenti e non credenti, sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune i cui frutti devono andare a beneficio di tutti”.

Quindi pur se sono milioni il nostro dovere è di andarli a prendere tutti. Accogliamoli, contaminiamoci, prendiamoci il rischio di perdere qualcosa. Sarà antagonismo con quelli che ti dicono: “Ci rubano il lavoro”.

A Cuneo 20 migranti sono stati messi dal prefetto e dal presidente del Parco ad occuparsi dei sentieri a titolo gratuito. Il sindaco di Bari ha promosso appelli perché i rifugiati possano occuparsi del decoro urbano. Nel Sud si promuovono da tempo percorsi di accoglienza. Ne abbiamo bisogno per popolare i nostri borghi svuotati.

Quando arrivarono i primi sbarchi sullo Jonio calabrese ci sentimmo forti dell’accoglienza di comunità intere che scesero con viveri e coperte alle marine dimostrando che nel Mediterraneo i nipoti dei saraceni e dei cristiani, i figli di Annibale sanno convivere dopo tante guerre puniche.

A Riace trovarono i Bronzi ma non sono mai stati nel loro Comune. In quel paese da anni accolgono migranti e ne hanno fatto un modello di bene comune. Che non significa perfezione. Mettersi in gioco. http://reportage.corriere.it/senza-categoria/2015/a-riace-laccoglienza-ai-migranti-e-di-casa-2/?refresh_ce-cp

Il sindaco Domenico Lucano, ha proposto un modello economico e sociale in contrasto con l’isteria che circonda molti municipi italiani. Un uomo di vera buona scuola che da tre mandati con i suoi cittadini propone integrazione combattendo l’ignavia delle metropoli e dell’Europa tecnocratica.

E viene in mente la poesia “Profezia” di Pier Paolo Pasolini che recita:

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,  

a milioni, vestiti di stracci

asiatici, e di camicie americane.  

Subito i Calabresi diranno,  

come da malandrini a malandrini: 

«Ecco i vecchi fratelli,  

coi figli e il pane e formaggio!» 

Da Crotone o Palmi saliranno  

a Napoli, e da lì a Barcellona,  

a Salonicco e a Marsiglia,  

nelle Città della Malavita.  

Anime e angeli, topi e pidocchi,  

col germe della Storia Antica  

voleranno davanti alle villane.”


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