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La fine di Berlusconi vista da Sud. Quando il cambio di regime diventa il momento perfetto
19 Set 2013 10:26

Visto da Sud, dalle lande dimenticate, dai costoni aspri scorticati dai trattori, il lento procedere della parabola discendente dell’uomo più ricco e più potente della nazione, appare più o meno come una cometa all’orizzonte. Un fuoco d’artificio lontano. Il contadino è in altre faccende affaccendato. È in corso una seconda raccolta dei pomodori, una seconda di fichi, la stagione è stata perfetta, e lo è ancora. Persino la natura pare sollevata.

Multe, accuse, condanne definitive. Berlusconi. Berlusconi che firma i referendum, poi Berlusconi che fa ricorso alla Corte Europea, poi Berlusconi in video, in audio, in schermi giganti, in ogni canale della tv, Berlusconi, Berlusconi…

Berlusconi oggi lo voglio scrivere 1000 volte, Berlusconi, perché poi non lo voglio scrivere più, Berlusconi. E allora coccodrillo di Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi. Che gioia. Una gioia però che mi lascia sempre un gusto amaro nella bocca. E cioè che l’aria che tira nel Paese sia sempre un po’ da forca.

I manettari la fanno da padrone, c’è sempre un residuo di noi che ci fa credere che è giusto stare dalla parte dei giudici. Sacrosanto. I giudici però devono anche far rispettare delle leggi terribili e inique, la Bossi Fini, la Bossi Giovanardi, le misure di sicurezza di Maroni, e le fanno rispettare attraverso il peggiore dei sistemi di carcerazione d’Europa, e uno dei peggiori al mondo.

Pensate un po’ alla nostra infanzia e giovinezza fatta di attivismo e impegno politico. Abbiamo fatto per anni le campagne per il rispetto dei diritti umani di mezzo mondo e ci siamo dimenticati di guardare quello che accadeva all’interno dei nostri confini. Decine di migliaia di innocenti in carcere. Gente che attende ancora di essere giudicata. Gente che si fa le canne. Gente che ha avuto il demerito di sbarcare qui e cercare un posto dove andare, dove vivere, dove lavorare.

E anche ricordare che fu Rocco, con l’avallo di Grandi e Mussolini, a unificare le carriere di Pubblico Ministero e Giudice, può aiutare. Lo avevano fatto proprio per aumentare il controllo politico sulla magistratura, in senso accusatorio, naturalmente. L’ordine e il rigore erano cardini dell’ideologia fascista.

Noi, nella follia di giudicare i debiti e i crediti di Berlusconi, le fatture e i bilanci falsi di Berlusconi, l’evasione fiscale di Berlusconi, e persino (orrore) la concupiscenza di Berlusconi, non abbiamo mai considerato possibile alcuna riforma della giustizia.

Non ci siamo resi conto che intanto la mole dei processi da celebrare aumentava. Adesso ce ne sono circa 10 milioni aperti, 5 milioni di cause civili, il resto penale. Ci sono decine, centinaia di aziende all’estero che non investono in Italia per i seguenti motivi: 1 – l’eccessiva lunghezza dei processi. Se qualcuna di queste aziende deve entrare in un contenzioso fiscale, penale, una banale truffa, non può permettersi la media di 10 anni per avere giustizia.

Ora Berlusconi si allontana, non muore, non smette di far politica, ma questo feticcio viene gettato a calci fuori dal Palazzo. Torneremo finalmente a modulare i nostri pensieri su cosa è realmente giusto o ingiusto, senza tentare di capire quale sarà la portata delle nostre decisioni su Berlusconi, sulla sua famiglia, sulle sue aziende? Speriamo.

Resta però la confusione. Il delirio, l’ubriacatura giudiziaria è tale che nel mio Molise ad un certo punto è uscita (lo so che il termine non è corretto, comunque è uscita vuol dire è comparsa sulla scena, in giurisprudenziale si è costituita,) una Commissione Regionale Anticorruzione, che detta così, e dopo le prime apparizioni a Telemolise del suo Presidente, pareva una cosa istituzionale. Invece era un’associazione che si fa chiamare così, fatta di liberi cittadini, che per un attimo ho pensato che spedisse l’intero Consiglio Regionale in galera.

Ecco, questo del cambio di regime è il momento perfetto.

Si fanno vivi adesso tutti quelli che vennero fuori nell’ottobre del ’22, nel luglio del ’43, nel ’68, nel ’92. Gente furba, lobbisti, procacciatori d’affari, faccendieri. Attendono nelle stanze attigue, nelle anticamere, con una 24 ore e un vestito dozzinale. Sono coltissimi, grandi curriculum pieni di cose minime, pluripremiati e plurilaureati, e sembrano sempre dalla parte della gente, per via di quella pruderie di moralismo adolescente. Sono i medici di Collodi, gli avvoltoi, le iene pronte a spolpare i cadaveri lungo il fiume.

C’è da tenere gli occhi bene aperti.


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