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La morte non basta
21 Dic 2014 08:20

Un altro bandolo della matassa di Santa Croce Camerina.

Un altro bandolo che ci dice qualcosa di noi, del sistema in cui ci muoviamo.

Nei primi giorni i quotidiani, tutti i quotidiani, scrissero che il bambino Loris, prima di essere ucciso, era stato seviziato.

Alcuni specificarono che le violenze erano state continuate nel tempo.

In questi casi il tempo e lo spazio tipografico di una smentita non si trova mai, travolti sempre da nuove rivelazioni.

Allo stesso modo, qualche mese fa, alcune anziane suore vennero uccise in un paese africano, e subito tutti scrissero che prima della morte erano state stuprate. Anche quella volta non era vero.

A questo punto è legittimo il sospetto che ci sia un gusto, da parte della stampa, a immaginare sempre qualcosa di peggio, che spinga la soglia del raccapriccio un po’ più avanti.

Quasi il piacere di formulare la parola “stupro”, con quella sequenza di consonanti così cruenta e saporita già da pronunciarsi.

Come se la morte non fosse abbastanza suggestiva, e le servisse un additivo.

Non consciamente, non apertamente, ma il sospetto c’è: i giornalisti preferiscono che la vittima di un delitto, prima di morire soffra almeno un po’.


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