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La nostra proposta per i beni confiscati alle mafie
27 Giu 2014 07:23

A Reggio Emilia il 21 giugno 2014 si è svolta la III Assemblea Nazionale dell’Associazione ItaliaCamp focalizzata sul tema Valore Paese e con l’obiettivo di produrre proposte costruttive provenienti dalla società civile sui temi caldi dell’Agenda della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Tra i temi affrontati, attraverso il supporto di esperti, associazioni e istituzioni provenienti da tutta Italia, anche il problema della complicata e inefficiente gestione dei beni e delle aziende confiscate alle mafie.

Un patrimonio, quello dei beni confiscati, che si aggira intorno alle 12mila unità immobiliari sottratte alle mafie e non ancora del tutto restituite alla collettività. Al tavolo tematico, dal titolo “Economia dell’Atimafia”, hanno partecipato il Procuratore della DDA di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, il Sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, in rappresentanza delle istanze ed esperienze provenienti dalla Calabria.

Ma c’era un protagonista in più, il gruppo di ItaliaCamp Calabria guidato da Carmen Mazzullo e da me, che si è fatto portavoce di una proposta di percorso verso una migliore ed efficace gestione dei beni confiscati.

Il progetto che abbiamo avuto l’orgoglio di presentare è il risultato di un lavoro realizzato in 5 mesi con la collaborazione fondamentale di alcune associazioni del territorio calabrese: Libera, con i suoi coordinamenti di Cosenza e Crotone, la Comunità Progetto Sud di Don Giacomo Panizza, l’Osservatorio sulla ‘ndrangheta, l’Associazione Ethos, l’Associazione Nazionale dei Sociologi ai quali si è aggiunto il contributo dell’imprenditore Gaetano Saffioti.

Dalla mappatura fino all’assegnazione del bene, la proposta suggerisce di costruire un modello di formazione rivolto ai funzionari della Pubblica Amministrazione, in particolare i Comuni, e rivolto anche alle Organizzazioni Non Profit, per garantire l’acquisizione delle competenze necessarie alla gestione dei beni confiscati.

Abbiamo l’ambizione di costruire una responsabilità sociale condivisa intorno alle gestione dei beni confiscati da parte di tutti gli attori della comunità interessata, facendo in modo che il bene venga valorizzato e produca non solo utilità sociale ma anche una nuova economia basata sulla condivisione e la partecipazione.

Incontrarsi in una regione come la Calabria dove le strade e i tempi di percorrenza sono lunghi e tortuosi, dove la diffidenza verso l’interlocutore spesso prevale sulla fiducia, è stato un primo passo e la dimostrazione che quando c’è la volontà sincera di affrontare un problema non è difficile mettere insieme le forze sane e migliori del territorio.

Ora la nostra proposta farà parte di un corpus più complesso di proposte che l’associazione ItaliaCamp presenterà alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma il nostro lavoro non è finito perché trovata la strada giusta è nostro dovere continuare a lavorare per sviluppare e affermare, creando una lobby della legalità, un modello nuovo per la gestione dei beni confiscati che crei opportunità di crescita e impresa per i giovani e tutti coloro che desiderano restituire valore e libertà a questa terra.

Lavoreremo sodo sperando che la stessa volontà e determinazione accompagni chi ci governa nell’ affrontare la questione della gestione dei beni confiscati e della lotta alla criminalità organizzata.

Fonte: www.annalauraorrico.it


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