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La proposta della Coldiretti: “L’agroalimentare è l’oro del Sud. L’Italia può ripartire da qui”
25 Lug 2013 08:11

La Coldiretti continua a ripeterlo come un “mantra”: l’Italia può ripartire dall’agricoltura, dal turismo e dalla cultura, ma soprattutto può ripartire dal Sud. A cambiare, però, deve essere il modello di sviluppo, non più organizzato sulle economie di scala, sui prezzi di produzione, sulla competizione impossibile in un mercato mondiale dove le grandi potenze possono permettersi costi del lavoro sempre più bassi. Ma su un modello che punti a distinguersi da tutto questo e che si caratterizzi per l’elevata qualità dei processi e delle produzioni.

Questa è la strada da percorrere anche secondo il presidente nazionale della Coldiretti, Sergio Marini, arrivato a Campobasso per parlare della rete di UeCoop, l’Unione Europea delle Cooperative, con quattromila associati in tutta Italia. Riguardo al nuovo modello di sviluppo, ha detto Marini, “il Sud ha una marcia in più rispetto al Nord, perché non ha sulle spalle i trascorsi di 30 anni di industrializzazione, pertanto può giocarsi questa nuova carta puntando sulla qualità e sull’eccellenza. Io sono molto fiducioso – ha aggiunto – è evidente che sarà un percorso lungo e difficile. Tutti ci dobbiamo credere e scommettere, però bisogna avere fiducia e speranza. Questo non è un paese e un territorio destinato al declino. Bisogna recuperare consapevolezza, coraggio e voglia di fare”.

Insomma, le carte in regola ci sono e lo dimostrano anche i dati del 2013 sulle esportazioni agroalimentari italiane in Europa e nel mondo forniti proprio da Coldiretti. Il fatturato ha raggiunto i 34 miliardi di euro, con un aumento del 7% nel primo trimestre rispetto allo scorso anno. La crescita è meno marcata in Europa (+3%), ma il “made in Italy” va forte in America (+9%) e in Asia (+13%). In Africa è un vero “boom” di prodotti italiani con una crescita del fatturato del 31%.

Non sembrano numeri da crisi, così come non sono numeri da crisi quelli che riguardano l’occupazione giovanile, che cresce solo in agricoltura e fa segnare un aumento record del 9% nelle assunzioni di giovani under 35 anni nel primo trimestre del 2013. È da questi risultati che bisognerebbe ripartire per il rilancio del Sud e dell’Italia, anche se i numeri che fanno notizia, sono solo quelli negativi di settori che arrancano, di aziende che chiudono e della disoccupazione che avanza.


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