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Solidarietà e giustizia i nostri valori, basta mortificarli
17 Mar 2016 08:15

«I socialisti sono per l’accoglienza» e questi valori non possono essere «mortificati» dalle prese di posizione di alcuni leader del Pse, come lo slovacco Robert Fico. Lo ha ribadito il presidente dei Socialisti e Democratici, Gianni Pittella, che ha partecipato al vertice dei leader socialisti che si è tenuto ieri a Parigi.

Qual è il senso di questa iniziativa?

Il senso è quello di riaffermare i valori della famiglia socialista che sono innanzitutto i valori di solidarietà e di giustizia, che non possono essere deviati o mortificati da atteggiamenti che alcuni leader della nostra famiglia hanno avuto negli ultimi mesi.

Si riferisce a qualcuno in particolare?

Mi riferisco al premier slovacco Robert Fico e al suo atteggiamento nei confronti dei rifugiati. Tutto questo discorso dei valori non è astratto perché ha un’immediata conseguenza nella gestione della crisi migratoria, che va gestita all’insegna della solidarietà per salvare vite umane: bambini, donne e uomini disperati che fuggono dalla guerra. Mentre in alcune parti d’Europa si ergono fili spinati e muri i socialisti sono per l’accoglienza. E sono per mettere in pratica il sistema di ricollocazione dei profughi, che è stato boicottato da alcuni Stati membri, in modo da non trasformare la Grecia in un’enorme gabbia. Oggi la Grecia ospita 40 mila rifugiati che non hanno sbocco perché è stata chiusa la frontiera con la Macedonia. Il rischio è che ci sia un’implosione. Un accordo con la Turchia può essere utile, ma solo a condizione che non vi sia alcun baratto sul terreno della difesa dei diritti umani, delle minoranze e del pluralismo dei media, e che le misure contenute in questo accordo siano rispettose della convenzione di Ginevra e del diritto umanitario internazionale.

Il vertice socialista è servito anche a fare un bilancio della coalizione con conservatori e liberali al Parlamento europeo?

Sì, e la sensazione è che la coalizione possa andare avanti solo a condizione che si insista in una linea di politica economica più espansiva e totalmente diversa dall’austerità. Questo è emerso con grande chiarezza. L’austerità, ha detto Renzi, porta sfiga. Oltre che, aggiungo io, porta distruzione di posti di lavoro, fortissimo disagio sociale e fa lievitare le forze xenofobe e della destra anti-europea. Si è iniziato bene con il piano per gli investimenti, che va però rafforzato e prolungato. La flessibilità non si tocca. Va attuata totalmente, con buona pace dei rigoristi del Nord Europa che sembrano quei giapponesi che continuano a fare la guerra quando la guerra è finita. Loro ci provano, mettendo in discussione la flessibilità, bloccando l’adozione delle garanzie europee sui depositi e ci provano sul tema della valutazione dei titoli di Stato. È stata presa in considerazione anche l’ipotesi di un fondo ad hoc per la gestione dell’accoglienza dei rifugiati e per la sicurezza. Al prossimo appuntamento si approfondiranno gli strumenti che possono consentire maggiori investimenti pubblici per sostenere la ripresa e per produrre occupazione. L’azione assai positiva della Banca centrale europea non può bastare. La leva monetaria che è stata usata in maniera coraggiosa da Draghi non è sufficiente. Serve una politica economica che aiuti la crescita perché non si fa crescere un Paese o una realtà come l’Europa se si chiedono soltanto tagli. È chiaro che se un Paese deve ridurre il debito e ridurre il deficit senza avere alcuna possibilità di investire, il Pil diminuisce e diminuiscono anche i posti di lavoro. L’Europa non può essere rigorista e severa solo sui conti pubblici e poi lasca e distratta sui diritti umani.

Si è parlato anche di un’iniziativa per la disoccupazione giovanile?

È stata sostenuta la preparazione di una proposta a cui stiamo lavorando per finalizzare tutte le risorse oggi presenti, e anche per aumentarle, coma la garanzia per i giovani, il fondo sociale europeo e gli altri fondi per sostenere i giovani in cerca di lavoro. Il progetto sarà presentato nei prossimi mesi ma in questa occasione si è dato un primo via libera.

Negli ultimi anni il Partito socialista europeo è stato un po’ troppo scoordinato tra i suoi membri per poter incidere veramente. Cosa si è deciso di fare per arrivare a un partito più coeso?

È stato deciso di ripetere il summit in questo format più volte l’anno, proprio per coordinare e orientare unitariamente il messaggio e la posizione del Partito socialista europeo. Ci saranno riunioni successive in cui si prenderanno in considerazione anche le proposte che sono state messe in campo da Matteo Renzi sulle primarie per il candidato presidente della Commissione e quelle presentate da me sulle “primarie delle idee”, per coinvolgere gli iscritti nella definizione degli orientamenti di base.

Qual è il significato della partecipazione a questo summit di Alexis Tsipras, che non appartiene al Partito socialista europeo?

Tsipras è stato invitato da Hollande ed è stato detto che inviteremo anche ai prossimi summit. È un modo, che io condivido, di collaborare tra forze che hanno un’origine e una provenienza politica diversa, mantengono la loro diversità, ma appartengono ad un campo progressista.

intervista di Marco Mongiello – “L’Unità”, 13 marzo 2016


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