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Decreto Ilva, il sindaco di Taranto contro il ministro: “I ricatti non ci spaventano”
29 Nov 2017 10:08

Tra i due litiganti, il terzo twitta. E ringhia. Non si è fatta attendere la risposta di Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, che prima delle note ufficiali e istituzionali ha scelto i social network per tuonare contro il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. “Caro ministro – scrive il primo cittadino del capoluogo jonico in tarda serata – io rispondo alla mia coscienza e ai tarantini, non al portafogli di qualche lobbista. Se l’acquisizione non rispetta l’ambiente e le nostre priorità è un problema di chi la ha permessa. Taranto non si fa violentare più, i ricatti non ci spaventano”.

Parole poi confermate, con la stessa sostanza ma con forma meno ‘pesante’, da una nota ufficiale. Il senso, comunque, è sempre lo stesso. Il Comune di Taranto appoggia la Regione Puglia che ieri ha impugnato il Decreto che modifica il Piano Ambientale dell’ILVA di Taranto. “Il Decreto – ha sottolineato il governatore regionale, Michele Emilianoè illegittimo: concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga al termine di realizzazione degli interventi ambientali di cui alle prescrizioni AIA già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate. Il Decreto consente all’ILVA di proseguire sino al 23 agosto 2023 l’attività siderurgica nelle stesse condizioni illegittime e non più ambientalmente sostenibili addirittura precedenti alla prima AIA nonchè alle BAT (best available techniques) per la produzione di ferro e acciaio pubblicate nel 2012”.

Un ricorso che aveva provocato la dura reazione del ministro Calenda. “Mentre Governo, parti sociali e la maggior parte degli enti locali coinvolti stanno costruttivamente collaborando per assicurare all’ILVA, ai lavoratori e a Taranto investimenti industriali per 1,2 mld, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti – aveva ribadito Calenda -, il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente”. E poi quel ricatto che ha fatto tanto arrabbiare Melucci: “Spero vivamente che Regione e Comune abbiano ben ponderato le possibili conseguenze delle loro iniziative e le responsabilità connesse”.


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