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Denuncia stupro e viene condannata per adulterio. A Dubai
22 Lug 2013 15:00

Aveva subito violenza sessuale da un collega di lavoro durante una missione a Dubai e, malgrado l’avessero sconsigliata dal farlo, lo aveva denunciato alla polizia. Risultato: è stata condannata a 16 mesi di reclusione per rapporti sessuali fuori dal matrimonio dalla giustizia degli Emirati arabi uniti.

L’incredibile vicenda è quella di una donna norvegese di 24 anni, Marte Deborah Dalelv, che dal 2011 lavora come designer d’interni nel Qatar. Attualmente è a piede libero, su interessamento dell’ambasciata norvegese, ma dopo la sua denuncia in marzo era stata anche arrestata.

La condanna risale a mercoledì, ma solo oggi la donna è uscita allo scoperto per denunciare l’assurdità della sua vicenda e anche per mettere in guardia gli occidentali, turisti o lavoratori residenti.

L’atmosfera rutilante,favorevole agli affari che fanno di Dubai una delle città più cosmopolite del Medio Oriente nasconde una legislazione fra le più conservatrici e fedeli ai dettami dell’Islam.

Il codice penale prevede che per dimostrare uno stupro siano necessari o una piena confessione dell’imputato oppure la deposizione di almeno quattro testimoni maschi presenti ai fatti.

Non sospettando questa realtà, Marta racconta ai media di essersi subito rivolta al personale dell’albergo chiedendo di chiamare la polizia perché era stata violentata. Lo stupro denunciato era avvenuto durante un party serale coi colleghi al termine di una riunione di lavoro.

È sicura di voler coinvolgere la polizia?” le avrebbe chiesto il portiere di turno, secondo quanto riportato dal sito Usa dell’Huffington Post. “Certo che voglio chiamare la polizia. Questo è quello che si fa dalle mie parti”, ha replicato lei.

Nei tre giorni successivi si è ritrovata in stato di fermo, sottoposta ad una visita ginecologica, ad analisi del sangue per verificare la presenza di alcool – la legislazione lo proibisce, anche se la prassi quotidiana lo tollera se consumato lontano dagli occhi delle autorità – e a un lungo interrogatorio.

Nel frattempo, dopo una sua disperata telefonata al patrigno in Norvegia l’ambasciata di Oslo negli Emirati l’ha fatta rilasciare, a patto che restasse confinata presso il Centro per i marittimi norvegesi a Dubai, che l’ha ospitata.

Mercoledì il tribunale ha emesso la sentenza: 16 mesi per “adulterio, spergiuro e consumo di alcol” per lei, mentre l’uomo da lei denunciato ha avuto 13 mesi per le stesse accuse.

Questa sentenza è un pugno in faccia alla nostra nozione di giustizia” ed è “altamente problematica dal punto di vista dei diritti umani”, ha dichiarato il ministro degli esteri norvegese, Espen Barth Eide, mentre le associazioni di difesa dei diritti umani si sono mobilitate.

Il Centro degli Emirati per i diritti umani, con base a Londra, ha denunciato la legge del Paese del golfo che “impedisce alle donne di ottenere giustizia nei casi di violenza sessuale”. Da mercoledì lei è anche ufficialmente ricercata, anche se “mi hanno assicurato – racconta – che non mi stanno cercando”. Ora dovrà aspettare settembre per il processo d’appello.


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