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Essere “Liberi Sognatori”. Intervista al regista Graziano Diana
15 Gen 2018 07:00

E’ andato in onda ieri sera “A testa alta, Libero Grassi”, il primo film del ciclo “Liberi Sognatori”,  prodotto da Taodue dedicato alle storie di uomini che hanno fatto della giustizia e della lealtà la loro vita . Dopo la splendida interpretazione di Giorgio Tirabassi e Michela Cescon, Canale 5 racconterà  anche Mario Francese, Renata Fonte e Emanuela Loi: quattro grandi diventati un vero e proprio esempio per tutti noi. Sono diventati il simbolo di un’Italia che resiste alla corruzione, alle violenze e a tutti quei cambiamenti negativi che investono purtroppo la società. Non solo umanità e un forte senso del dovere, ma anche dignità e speranza in questi racconti. Graziano Diana ci parla  dei due capolavori che ha firmato.

Chi è Graziano Diana oggi?

Uno sceneggiatore e regista che in genere trae ispirazione dalla realtà nella scelta delle storie da raccontare: da eventi realmente accaduti, personaggi realmente esistiti; costruisce racconti che spera possano interessare il pubblico.

Cos’è per lei il cinema?

Il cinema è la mia passione e il mio lavoro; mi rendo conto che la possibilità di unire professione e hobby costituisca un privilegio non comune.

Regista e sceneggiatore. E’ difficile esserlo oggi come oggi?

Dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, ho cominciato a lavorare come sceneggiatore con il mio maestro Furio Scarpelli e l’ho fatto per vent’anni. Devo dire che non è stato facile “fare il salto” e diventare regista, soprattutto perché in tanti non pensavano che un autore diciamo affermato dovesse per forza fare il regista. E’ una specie di pregiudizio credo allargato anche ad altri campi, forse una specie di pigrizia mentale, mi ricorda quella del suonatore Jones dell’ “Antologia di Spoon River” cantato da De Andrè. Cito questo libro perché anche Libero Grassi lo amava molto e aveva sottolineato una frase che per me è diventata un po’ la “frase guida” della storia: “il silenzio avvelena l’anima”.

Ha firmato tantissimi capolavori, come “Gli anni spezzati”, “Don Bosco” e “L’uomo sbagliato”, tanto per citarne alcuni. In che modo riesce a raccontare così bene queste storie?

Ringrazio per il complimento ma non va chiesto a me. Certamente in tutte le storie, in quelle contemporanee come in quelle del passato, cerco di documentarmi nel modo più scrupoloso e attribuisco una fondamentale importanza alla fase della ricerca e dell’approfondimento dei personaggi, del contesto in cui si sono mossi, degli eventi da cui la storia prende l’avvio.

In queste settimane vedremo quattro film che faranno parte del ciclo “Liberi sognatori”. Ci potrebbe spiegare questo titolo?

La libertà e il sogno sono centrali nelle battaglie che i quattro protagonisti hanno intrapreso nelle loro vite: Mario Francese giornalista, Libero Grassi imprenditore, Renata Fonte consigliera comunale ed Emanuela Loi poliziotta, la prima donna della Polizia ad essere caduta nell’adempimento del suo dovere.

Ha firmato la sceneggiatura del film su Libero Grassi e su Emanuela Loi. Chi rappresentano per lei?

Rappresentano degli esempi importanti e aver avuto l’occasione di poterli raccontare è stato un onore.

Perché proprio Giorgio Tirabassi nel ruolo del protagonista?

Ho scelto Tirabassi per interpretare Libero Grassi semplicemente perché fin dal primo momento, mi è sembrato l’attore più giusto per questo ruolo: anni fa era stato uno straordinario giudice Borsellino.

Ritiene che sia importante parlare di mafia e antimafia in prima serata in tv? Perchè?

Lo ritengono doveroso soprattutto per le generazioni più giovani, i ragazzi, che spesso non hanno modo di mantenere la memoria di eventi anche non troppo lontani.

Come si può combattere la criminalità organizzata?

Per usare le parole di Libero Grassi, anch’io credo nella comunicazione, nei mass-media come diceva lui, perché diventino “alfieri della verità”.

Avrà mai una fine?

Penso di di sì, voglio sperarlo davvero! Come diceva il giudice Falcone, anche la mafia come tutti gli eventi umani, è destinato a finire.

Potremo mai essere “Liberi Sognatori”?

Io credo di sì.

Cosa le piacerebbe arrivasse al pubblico che seguirà questo ciclo di film?

Il calore umano e lo spessore di quest’uomo, Libero Grassi, che era un imprenditore e un uomo di cultura, ironico e intelligente, che traduceva Apollinaire e che metteva tutte la operaie in regola, un pioniere negli anni ’70, voleva dotare Palermo di pannelli solari.

I suoi prossimi progetti?

Sono in fase di scrittura, ancora è presto per parlarne. Fare lo sceneggiatore e il regista vuole anche dire avere tempi piuttosto lunghi fra un progetto e l’altro.


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